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Un giorno della vita – Recensione

Opera prima di Giuseppe Papasso, ambientata in Basilicata, con un’ottima fotografia e colonna sonora

Regia: Giuseppe Papasso – Cast: Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber, Ernesto Mahieux, Domenico Fortunato, Mia Benedetta, Daniele Russo, Matteo Basso, Pascal Zullino, Francesca D’Amico, Amedeo Angelone, Massimo Sorrentino, Nando Irene, Orazio Cammarota – Genere: Drammatico, colore, 87 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Iris Film – Data di uscita: 14 gennaio 2011.

un-giorno-della-vitaIl canto delle cicale estive. La pelle abbronzata di un bambino che, in slip e canottiera bianchissimi, si gira e si rigira nel suo letto illuminato dalla luna. È una notte tormentata quella che Salvatore sta per passare: sospira affannoso in quel dormiveglia che nemmeno per un secondo gli fa dimenticare di aver mentito ai suoi genitori e a tutta la comunità del paese della Basilicata in cui vive. Può un giovane di dieci anni prevedere che rubando i soldi per realizzare il proprio innocente sogno, screditerà il padre comunista davanti al partito, rovinerà la reputazione di una delle donne del paese e, oltre ad essere percosso dal prete della parrocchia, finirà rinchiuso in un riformatorio?

La semplicità e l’innocenza dello sguardo con cui Salvatore racconta la propria storia al capo dell’istituto, impersonato da uno straordinario Alessandro Haber, ci dicono di no. Questi i protagonisti scelti da Giuseppe Papasso nell’opera primogenita “Un giorno nella vita”.

Sebbene non troppo originale nei contenuti, il film riesce bene nell’intento di calare lo spettatore all’interno di una favola sul ‘cenema’, come pronunciato in dialetto dai personaggi. Lo scialbore di alcuni dialoghi viene difatti presto dimenticato grazie all’ottima fotografia curata da Ugo Menegatti e la musica, seppure non di Morricone ma di Paolo Vivaldi, si presenta magniloquente e puntuale ogni volta a sottolineare la scena allo stesso identico modo.

Altro contributo, fondamentale alla riproposizione di certe atmosfere, è quello degli attori: non soltanto le performance valevoli di Haber e di Maria Grazia Cucinotta, composta e dolce la prima, animata da maternità e passione la seconda, ma anche quelle dei lucani Pascal Zullino, Daniele Russo, Nando Irene e dei bambini al loro esordio sul grande schermo.

La direzione sul set di cinque ragazzini, tra cui uno affetto dalla sindrome di down, e un altro di soli otto mesi, unita a quella di un cast di attori dalla forte personalità artistica, poi, rappresentano le difficoltà, ma anche le punte di diamante di questo lavoro. Dunque un promemoria di come il cinema sia arte a tutti gli effetti, di come negli anni questo sia stato utilizzato dalla politica, dalla chiesa e come strumento di comunicazione utile sul piano sociale. Una vera rivoluzione, come appare evidente anche nella sceneggiatura del film di Papasso, la cui visione davvero vi consigliamo di non perdere.

Cecilia Sabelli

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