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Un fiore perEnne

Recensione

Un fiore perEnne – Recensione: La banalità che annichilisce

Un fiore perEnne attori

La prima sensazione che attanaglia lo spettatore dopo soli 5 minuti di “Un fiore perEnne” è lo sconforto. Dopo i restanti 79 minuti, in preda al più cupo annichilimento, ci s’inizia a chiedere se, in realtà, non si tratti di una brillante e sottile commedia il cui scopo è parodiare le telenovelas sud-americane e/o la tradizione delle pellicole ‘trash’ partenopee come “Grazie Padre Pio”.

Il film si apre con un motivetto accattivante, dal retrogusto giovanile e spensierato, che fa da sottofondo a un runner. Fin qui nulla di male – o meglio, sì: siamo pieni di ouvertures che hanno come protagonista un individuo che corre con cuffie alle orecchie, ma ahimè,  passi pure -; si presenta poi un’inquadratura su una pietra che recita le seguenti parole su di essa scolpite: “Ciò che serve all’uomo si può stringere nel palmo di una mano”.

“Un fiore perEnne” prosegue e l’attenzione, dopo questa cornice intarsiata di lirismo naïf, si sposta sulla coppia di protagonisti: Luca, il bel proprietario del negozio di alimentari di Castel di Tora, e Nicole, aspirante attrice dalle scarse chances di sfondare.

Lui le porta un fiore diverso ogni giorno, come prova d’imperituro amore. Lei, personaggio femminile che racchiude in sé tutti i cliché sulle ragazze ambiziose ma sprovvedute e disfunzionali che si approcciano al mondo del cinema, inizia a provare insofferenza verso il suo ‘modesto’ partner la cui unica aspirazione è parlare animatamente del prosciutto toscano.

Inadeguatezza, o realismo per amore del realismo?

Mentre si assiste allo sfaldamento della giovane coppia, nuovi personaggi appaiono all’orizzonte. Il più degno di nota è sicuramente un anziano fioraio che, oltre a vendere fiori, dispensa perle di saggezza sulla vita e sull’amore con un biascicante timbro che ricorda quello di un alcolizzato – fatto che lo rende, a tutti gli effetti, una macchietta – ; banale, ma sostanzialmente funzionante nella retorica cinematografica, se solo si fossero avvalsi di un attore vero e proprio. Ebbene sì, l’interprete del fioraio è un anziano qualunque, non un attore. Scelta stilistica che sta ad indicare un autentico orientamento realista? Lo si spera vivamente.

Stesso discorso per quanto riguarda un altro personaggio: una donna di nome Mirella che gestisce una cantina di vini. Risulta palese che la produzione, una volta resasi conto dell’inadeguatezza dell’interprete (una signora dall’inesistente background attoriale), abbia optato per degli escamotages non troppo fantasiosi come il ridoppiaggio da parte di un’altra voce femminile (in una sola frase, tra l’altro, rendendo evidente, con una noncuranza che rattrista, la differenza fra la voce originale e quella ‘sostitutiva’).

L’unico personaggio ‘minore’ che sembra spuntarla è il commesso aiutante di Luca, che grazie a quella cadenza romana che mette a proprio agio lo spettatore, ma che il più delle volte serve, effettivamente, a coprire una dizione non proprio perfetta, riesce a risultare meno ‘macchietta’ degli altri.

Giovani paesani che ‘peccano’ di Hybris

Un fiore perEnne Nicole e LucaLa storia di “Un fiore perEnne” si evolve in modo assai prevedibile, condita da tutti i luoghi comuni del caso: Nicole finisce nelle grinfie di un fotografo viscido che in cambio di scatti professionali pretende favori sessuali dalle sue modelle; la protagonista si ‘concede’ liberamente, alternando momenti di noncuranza ad altri di fermo rifiuto, intrappolata in un limbo che lei stessa ha edificato. Si manifesta, tuttavia, una salvifica figura paterna nel personaggio di un regista di quasi sessant’anni: abbagliato da non si sa precisamente cosa, s’innamora perdutamente di Nicole, tanto da renderla protagonista del suo prossimo lungometraggio.

Luca, che nel frattempo si è invaghito di una ragazza di nome Nadia (il titolo della pellicola “Un fiore perEnne” è dedicato proprio all’apparente feticismo che il protagonista maschile sembra provare nei confronti dei nomi femminili inizianti, appunto, per ‘N’), smette di prendersi cura del suo negozio e si trasferisce con lei nella ‘grande città’, Roma. Scelta che risulterà nefasta, almeno per lui: il povero ragazzo di paese non riuscirà a trovare lavoro (in tutta Roma), e, dopo una crisi isterica durante la quale incolperà Nadia di essersi ‘imborghesita’ (“[…] adesso fai addirittura l’impiegata!”), decide di tornare in quel della provincia reatina.

Ecco che, senza molti giri di parole, l’argomento riguardante la disoccupazione giovanile viene trattato col più retorico pressapochismo, nonché sterile ed ordinario pessimismo; il regista e gli sceneggiatori lanciano un messaggio tanto banale quanto imprudente: non c’è spazio per i giovani, men che mai per i giovani che vengono da un contesto ‘altro’ da quello cittadino.

Improvvisamente, come un raggio di sole che squarcia le nuvole, tuona la frase di Nadia: “[…] non sei più l’uomo che ammiravo quando tagliava il prosciutto!”. Tempismo perfetto, soprattutto considerando i numerosi effetti ‘dissolvenza in nero’ con cui si passava da una scena d’amore all’altra, le inquadrature improbabili, i ‘non-attori’ grotteschi, i dialoghi scadenti e la trama di terz’ordine.

L’effetto trash è, così, pienamente raggiunto – salvo poi acquisire una nebbiosa accezione surreale nel momento dell’immancabile happy ending: Nicole e Luca, infatti, tornano insieme, cullati dalla loro stessa mediocrità -, lasciando, nello spettatore, la sensazione di trovarsi ne “Gli occhi del cuore” della serie tv Boris.

Già ci s’immagina cosa commenterebbe René Ferretti, a tal proposito.

 

Nicole Ulisse

Trama

 

  • Regia: Tonino Abballe, Erika Marconi
  • Cast: Luca Avallone, Giada Folletto, Elisabetta Perotto, Luigi Carlo Sanzi, Emma Grisanti, Erika Marconi
  • Genere:  Drammatico, colore
  • Durata: 84 minuti
  • Produzione: Italia, 2017
  • Distribuzione: Plumeria Film
  • Data di uscita: n/d

 

Un fiore perEnne locandinaIn un paese della provincia reatina, Castel di Tora, si svolge la storia di “Un fiore perEnne”. Protagonisti due giovani, Luca e Nicole, con carattere e aspirazioni diametralmente opposte: Luca gestisce un negozio di alimentari, Nicole, d’altro canto, aspira a diventare attrice.

Un fiore perEnne: una rosa che appassice

Lui, ragazzo semplice e romantico, le regala un fiore diverso ogni giorno (proprio per questo “un fiore perEnne”) fatto che inizia a stancarla dopo non troppo tempo. Nicole, infatti, inizia a non tollerare più il suo partner, desiderosa di dare una svolta alla sua altrimenti noiosa vita; non riesce a farsi notare dai registi e i provini le vanno sempre male. Nonostante la presenza calorosa e affettiva di Luca, inizia ad allontanarsi – soprattutto da sé stessa -.

Incapace di coltivare la sua autostima, s’imbatterà in situazioni promiscue e deterioranti, mentre Luca, dal canto suo, continua a vedere la vita in modo semplice, forse troppo semplice. Conoscerà una ragazza di nome Nadia, da tempo innamorata di lui, e distaccatosi completamente da Nicole, si lascerà trascinare in questa nuova relazione più dinamica.

Nadia, a differenza di Nicole, aspira a cambiare concretamente la sua vita: convincerà, infatti, Luca a trasferirsi con lei a Roma. Lui, che già da tempo non si prendeva più cura del negozio, la segue ciecamente, convinto di potersi riscattare da quella vita mediocre che finora aveva condotto. Le cose, tuttavia, non andranno come sperava. Non riuscendo a trovare lavoro nella grande città, decide di abbandonare Nadia e tornare, sconfitto, al paese di provenienza.

Proprio a quel punto incontrerà nuovamente Nicole.

 

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