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U2 3D – Recensione

Il “Vertigo tour” degli U2 in 3D per i fan della band irlandese

Regia: Catherine Owens, Mark Pellington – Cast: Bono, Adam Clayton, Larry Mullen jr., The Edge – Genere: Documentario, colore, 85 minuti – Produzione: USA, 2007 – Distribuzione: Digima – Data di uscita: 28 maggio 2010.

u23dAlla loro seconda esperienza di documentario, dopo “Rattle and Hum” del 1998, gli U2 decidono di passare al 3D. Da sempre in cerca di nuove forme di comunicazione per coinvolgere il pubblico, sono loro i primi a sperimentare questa nuova tecnologia nel campo della musica; volendo ricreare in sala l’emozione di un concerto dal vivo percepito in modo completamente nuovo.

Per realizzare questo ambizioso progetto si sono affidati a Catherine Owens, già collaboratrice della rock band irlandese negli ultimi tour in giro per il mondo; supportata dal co-regista Mark Pellington, famoso autore di video musicali e serie televisive. “U2 3D” è stato girato durante il “Vertigo tour” che gli U2 hanno proposto nel 2006 in Sud America, in cui vengono ripresentati i grandi successi che hanno reso la band irlandese una delle più famose negli ultimi trent’anni.

Le scenografie sono grandiose e la percezione dei particolari è davvero emozionante: la reale sensazione di trovarsi sul palco e di poter quasi toccare Bono mentre canta “Beautiful Day”, circondato da migliaia di fan, inizialmente coinvolge e lascia stupito lo spettatore. Ma la verità è che dopo il quinto brano l’attenzione inizia a calare.

Per quanto l’idea di cercare un canale di comunicazione da parte degli artisti sia lodevole, il documentario finisce per assomigliare terribilmente ad un rassegna di video che possiamo trovare a qualsiasi ora su MTV. Non c’è la voglia da parte dei registi di indagare sulle reazioni del pubblico: la telecamera osserva tutto dall’alto distaccata; non c’è una vera ricerca di contatto con i fan da parte di Bono, che si limita a cantare una canzone dietro l’altra senza improvvisare.

 Va bene che stiamo assistendo ad un concerto, ma se dietro a tutto questo c’era l’idea di fare un film, non era forse più indicativo soffermarsi ad analizzare le reazioni del pubblico, magari con qualche domanda, o sbirciare dietro le quinte come avviene l’allestimento di un concerto? Sapere da Bono stesso come è nata la voglia di buttarsi in questo progetto; o semplicemente cercare un maggior equilibrio tra musica e parole?

L’unico momento davvero entusiasmante è durante “Miss Sarajevo”, dove sui maxi schermi scorrono le parole della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, in linea con la politica di sensibilizzazione portata avanti dagli U2, dove Bono stesso si lascia sfuggire una riflessione sui dolori passati della guerra, che accomunano l’Irlanda e l’America Latina. Anche durante “The Fly” l’apparizione di alcuni giochi grafici sullo schermo, in stile video musicale, rendono un po’ più animata la situazione, ma il 3D non è sfruttato appieno con elementi che sbucano fuori dallo schermo, e in alcune scene il primo piano risulta sfocato.

Forse i fan più irriducibili lo troveranno un capolavoro, d’altronde Bono Vox and co. sono ormai un marchio di fabbrica dal sicuro ritorno commerciale, ma la sensazione è che si sia tratta di un’occasione persa. O meglio, se il fine era quello di proporre una valida alternativa all’esperienza fisica ed emozionale di un concerto dal vivo, decisamente la strada da percorrere è ancora lunga.

Federica Palma

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