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To the Wonder – Recensione

Amore e Solitudine nel poetico mondo di Terrence Malick

Regia: Terrence Malick – Cast: Rachel McAdams, Ben Affleck, Javier Bardem, Rachel Weisz, Olga Kurylenko, Barry Pepper, Tatiana Chilin, Charles Baker, Jessica Chastain, Amanda Peet, Will Wallace, Jett Anderson, Romina Mondello, Bill Vint,Andrea Satterfield, Keira Johnson, Anthony Little – Genere: Drammatico, colore, 112 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 4 luglio 2013.

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Dopo essersi innamorati in Francia, Marina (Olga Kurylenko) e Neil (Ben Affleck) si trasferiscono in Oklahoma dove il loro rapporto incontra le prime complicazioni. Per cercare conforto Marina si rivolge a Padre Quintana (Javier Bardem) un prete alle prese con i dubbi nei confronti della sua vocazione. Nel frattempo Neil riallaccia i rapporti con un’amica d’infanzia (Rachel McAdams).

Cercare di ridurre il film di Malick in una semplice trama è un esercizio svilente per un’opera dal significato profondo come quella del regista americano. C’è talmente tanto “non detto” nel suo linguaggio che si rischia di incappare nel tentativo di esprimere uno straordinario dipinto con una semplice didascalia.

“To the Wonder” esplora quello che a tutti noi è noto come il motore del mondo: l’amore, che con tutte le sue declinazioni, traporta le nostre vite in un continuo ondeggiare tra felicità e sofferenza, certezze e dubbi.Malick riesce a dare sostanza alla più grande delle emozioni umane attraverso l’interazione dei corpi. Ci permette di entrare in un mondo nel quale i piccoli gesti sono le leggi dell’universo. La descrizione iniziale dell’idillio amoroso tra Marina e Neil è poesia tradotta in linguaggio filmico.

Girato sulle rive di Mont Saint-Michel, l’incipit del film riesce a mostrarci attraverso delle immagini di rara bellezza tutto quello che non siamo mai stati in grado di spiegare sull’innamoramento per carenza di termini dal significato appropriato. Non a caso le parole non prevalgono nel cinema di Malick.

I personaggi di “To the Wonder” parlano soprattutto con se stessi e lo fanno nelle loro lingue di origine, come se la comunicazione con l’altro rappresentasse in realtà una chiusura o un compromesso. Solo nei loro pensieri più intimi risiede la verità su ciò che effettivamente provano mentre l’esternazione prevede una censura che inasprisce il loro vivere. Scelgono di autointerrogarsi sui motivi delle loro incertezze veleggiando verso una solitudine imposta dall’assenza di risposte piuttosto che dalla mancanza di persone con cui confrontarsi.

“To the Wonder” non sarà annoverato tra i capolavori del maestro statunitense; purtroppo la potenza visiva e comunicativa della pellicola degrada nella parte centrale riprendendo forza solo nel finale. Ciò non toglie che il film sia un’esperienza multisensoriale confezionata come pochi registi sanno fare. E solo Malick ha avuto il coraggio cinematografico di chiederci “cos’è quest’amore che ci ama?”

Riccardo Muzi

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