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Tir – Recensione

Vincitore dell’ottavo Festival Internazionale del Film di Roma, il secondo lungometraggio di Alberto Fasulo realizza un road movie con gli occhi di chi fa della strada la sua vita

Regia: Alberto Fasulo – Cast: Branko Zavrsan, Lucka Pockja, Marijan Šestak – Genere: Documentario, colore, 85 minuti – Produzione: Italia, Croazia, 2013.

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Da qualche mese Branko è diventato camionista, una scelta di vita più che comprensibile, visto che guadagna tre volte di più rispetto al suo precedente stipendio d’insegnante. Eppure tutto ciò ha un prezzo, anche se la sua efficienza e la sua buona volontà nobilitano un lavoro alienante, assurdo e quasi schiavizzante.

Se, con il suo primo lungometraggio, “Rumore bianco”, Alberto Fasulo dichiarava il suo amore per il fiume Tagliamento con una certa poesia, qui è tutto un concentrato di strade, autostrade, arterie fatte d’asfalto, il cui risultato è un film lento e noioso.

La strada, ragione di vita per scelta, si rivela anche via di fuga da tutti i problemi quotidiani, che passano a migliaia di chilometri da Branko; il telefono è l’unico mezzo di contatto con la famiglia e con la vita.

Road movie? Documentario? Sembra proprio che il regista non sia riuscito a fare una scelta. Penalizzante la totale assenza di colonna sonora, che per lo meno avrebbe alleviato la pesantezza dello scorrere lentissimo della storia.

Salvatore Cusimano

Email: scusimano@libero.it

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