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Tiffany e i tre briganti – Recensione

Il dualismo bene-male in una favola tedesca per bambini tutta da scoprire

(Die Drei Räuber) Regia: Hayo Freitag – Cast: Joachim Król, Bela B. Felsenheimer, Charly Hübner, Katharina Thalbach, Elena Kreil – Genere: Animazione, colore, 80 minuti – Produzione: Germania, 2007 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 7 novembre 2008.

tiffanyeitrebrigantiLa favolosa avventura di “Tiffany e i tre briganti” è tratta da un libro di Tomi Ungerer, grande e affermato disegnatore con un portfolio di oltre 140 storie pubblicate e quasi 40 mila disegni firmati in 50 anni di carriera. Protagonista è la piccola Tiffany, orfana dei genitori, che si ritrova a dover scegliere se farsi rapire da tre briganti o finire nell’orfanotrofio della Maestra Cattiva. I tre briganti, Volente, Nolente e Potente, sono omoni grandi e oscuri, armati di uno schioppo, di una tromba caricata a pepe e di una gigantesca scure rossa.

Tiffany, di fronte alla triste realtà rappresentata dall’orfanotrofio, mette in scena uno spettacolo, fingendosi figlia di un ricco Maragià indiano, per farsi rapire e non dover affrontare il suo deprimente futuro. Ma quando viene scoperta la beffa cominciano i guai. Avrà allora la piccola bambina intaccato i cuori duri dei tre briganti fin tanto che era con loro, oppure la loro malvagità prevarrà? C’è spazio nei “cattivi” per un po’ di bontà?

Disegnata con un tratto vivace e con colori che illuminano gli occhi, la pellicola trasmette le sensazioni che tutti hanno provato durante l’infanzia. Caratterizzata da brani musicali angosciosi e da tratti allegri la storia prende vita sempre più, consentendo la piena partecipazione dello spettatore con tutti i sensi. C’è nel film una concreta visione della personalità.

Il dualismo bene/male è espresso seriamente, non risparmiando nulla ad un pubblico giovanissimo. I Briganti sono quasi per antonomasia i malvagi, e questa malvagità non viene cancellata, bensì viene accostata alla ventata di bontà che porta la piccola Tiffany. Lo scontro tra bene e male nell’uomo è un fatto reale e difficile e Tomi Ungerer lo sa bene. Per questo ha deciso di comunicarlo anche nella favola, perché come lui stesso ha affermato, è educativo per il bambino.

“Ognuno di noi è buono e cattivo insieme. Io credo che, per i bambini, sia un sollievo saperlo”, aggiunge il disegnatore. “Tiffany e i tre briganti” quindi si rivela molto più che fiabesco, per la sua capacità di illudere il meno possibile grandi e bambini.

Jacopo Lubich

Tiffany e i tre briganti – Recensione

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