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Ti ho cercata in tutti i necrologi – Recensione

Giancarlo Giannini torna dietro – e davanti – alla macchina da presa per raccontare le contraddizioni di un uomo che vive per giocare e gioca per morire

Regia: Giancarlo Giannini – Cast: Jeffrey R. Smith, F. Murray Abraham, Giancarlo Giannini, Silvia De Santis, Jonathan Malen – Genere: Thriller, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Bolero – Data di uscita: 30 maggio 2013.

ti-ho-cercata-in-tutti-i-necrologiNikita (Giancarlo Giannini) è un italiano esule in Canada a causa di qualche problemino legale; l’uomo si è saputo reinventare inserendosi in un’agenzia di pompe funebri. Assieme ai suoi colleghi, poi, ama concedersi qualche partitina a poker per rimediare qualche extra e magari un giorno arrivare a comprarsi la Mercedes che tanto desidera. La mattina sotterra i morti e il pomeriggio gioca a carte. La faccenda si fa interessante quando nella vita dell’uomo questi due aspetti, la morte e il gioco, cominciano a intrecciarsi in una spirale che lo porterà a riconsiderare tutto il senso della sua vita. Il titolo, una battuta macabra, può considerarsi l’emblema di questa dinamica.

Indebitato fino al collo dopo una partita a poker, all’uomo viene proposto di estinguere la somma dovuta partecipando a una battuta di caccia, alla quale ne seguiranno altre, che vede lui stesso come preda.

La maggior parte del film è incentrato su scene delle battute di caccia alle quali, sviluppando anche una certa maestria, Nikita sopravvivrà sempre.

Tutto ciò ha consentito al regista di rendere la narrazione molto dinamica e appassionante, senza lasciare spazio ai momenti in cui il dramma esistenziale del protagonista si esprime attraverso la stasi, c’è sempre una certa tensione. Quando non è cacciato, Nikita si concede la compagnia di Helena, donna affascinante e imprevedibile che complica e infine risolve la trama di questo lavoro.

Giannini ha espresso abilmente un conflitto tra pulsioni contraddittorie tipicamente umane ­– ­vita e morte – attraverso la storia di un personaggio che non smette mai di essere un giocatore e, nello stesso momento in cui vincendo al gioco riabbraccia la vita, intravede la morte e se ne invaghisce sempre di più, fino a desiderarne il dolce bacio.

In conclusione, per non essere disorientati dall’andamento rapsodico delle vicende, è opportuno considerare il loro dispiegarsi attraverso un gioco fatale alla luce della volontà, confessata dal regista, di essere lui il primo a giocare girando questo film.

Claudio Di Paola

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