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The Ward – Il reparto – Recensione

Il ritorno di John Carpenter non brilla per originalità, ma riesce comunque nel suo intento: impressionare

(The Ward) Regia: John Carpenter – Cast: Amber Heard, Mamie Gummer, Danielle Panabaker, Lyndsy Fonseca, Jared Harris – Genere: Thriller, colore, 86 minuti – Produzione: USA, 2010 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 1 aprile 2011.

the-ward-il-repartoAmbientato nel 1966 in una piccola cittadina dell’Oregon, “The Ward” è la storia di una ragazza, Kristen, che viene ritrovata dalla polizia totalmente ipnotizzata di fronte a una casa in fiamme. La giustizia decide di mandarla in un istituto di cura psichiatrica, rinchiudendola nel reparto speciale, senza alcuna motivazione valida. Kristen farà la conoscenza delle altre ospiti della clinica, che, come lei, non sanno la causa del loro ricovero, eppure non sembrano troppo interessate a scoprirla. Ma qualcosa di oscuro minaccia le dormienti durante la notte, infatti, un’oscura presenza si aggira per i corridoi con l’obiettivo di ucciderle. È in realtà un demone conosciuto dalla struttura, ma del quale nessuno vuole parlare. Nessuno tranne Kristen, che farà ditutto per combatterlo.

John Carpenter si mette di nuovo dietro la macchina da presa dopo i terrificanti “Vampires” e “Fantasmi da Marte”, con un nuovo film caratterizzato dal genere che lo contraddistingue: l’horror. La pellicola parte ritmata e in pieno stile registico fino alla prima parte, successivamente si perde in facili conclusioni, volte ad accontentare il pubblico dei più giovani. Anche il buon vecchio John ha ceduto al volere dell’industria Hollywoodiana, o forse ha solamente optato per un linguaggio più basilare come veicolo di comunicazione universale? La risposta è semplice: si è decisamente piegato sia alle esigenze commerciali, sia a quelle registiche. Nonostante tutto, in “The Ward” il regista mette in evidenza la propria voglia di rigenerarsi, dando una sferzata alle orribili pellicole recenti e, cercando di riemergere, torna al suo vecchio amore per le tecniche, come l’uso di dolly, di gru e di riprese a effetto, creando ansia allo spettatore e proponendo un film che riesce a livello cinematografico, con costumi ed effetti speciali curati nei minimi dettagli. Non resta che augurarci che il prossimo prodotto curato dal cineasta americano possa essere più originale e meno commerciale.

Sonia Serafini

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