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The Spirit – Recensione

Dopo “Sin City”, Frank Miller fa il bis con “The Spirit”, ancora una volta trasponendo la potenza del fumetto in un film a tinte forti

Regia: Frank Miller – Cast: Gabriel Macht, Eva Mendes, Sarah Paulson, Dan Lauria, Paz Vega, Scarlett Johansson, Samuel L. Jackson – Genere: Azione, colore, 108 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia – Data di uscita: 25 dicembre 2008.

thespirit“The Spirit” è l’ennesima dimostrazione che Frank Miller può essere considerato un genio nel tradurre i fumetti sul grande schermo. Quando Will Eisner, disegnando Spirit nel 1940, cambiò il volto dei fumetti americani nessuno avrebbe mai pensato che quelle scene potessero prendere vita diventando un capolavoro. Frank Miller si è aggiudicato il podio, presentando il suo film fumettistico che non ha nulla a che fare con gli altri.

“The Spirit” è incentrato su un ex agente di polizia (Gabriel Macht) che, in seguito ad una “rinascita” eroica, continua imperterrito a difendere i diritti e i cittadini della sua amata città, ma è costretto a scontrarsi con il malevolo Octopus (Samuel Lee Jackson), invincibile spina nel fianco. Le sfide tra i due si alternano tra ciniche segretarie (Scarlett Johansson) e seducenti ladre (Eva Mendes), il tutto avvolto da un’atmosfera noir altamente romantica. Le passioni per le donne sembrano guidare Spirit, quasi a voler dare l’ultima parola a ciò che in lui è rimasto umano.

Il film è girato con una regia dura, fatta di forti contrasti di colori ma anche di cronologia: i personaggi hanno abiti noir che ricordano gli anni ’40, così come i taxi di una volta che si vedono girare, ma i detective utilizzano i cellulari. Ci sono elicotteri ed armi ultra-automatiche, senza parlare poi della genetica, che ricopre un ruolo non indifferente nella pellicola. Miller ha voluto esser fedele il più possibile ad Eisner nel suo fumetto: lo stesso disegnatore affermò che Spirit sarebbe stato un eroe contemporaneo. Ma il regista ha reinterpretato il suo concetto di contemporaneità inserendo degli elementi tipici del 21esimo secolo, realizzando un lavoro eccezionale.

In “The Spirit”, a differenza di altri capolavori di Miller quali “300” o “Sin City”, vi è un’ironia più prestante. Oltre una sceneggiatura tipicamente americana, dagli insulti alle battute di uscita scena, c’è un Octopus stereotipato: il classico malvagio da fumetti americani, estremamente intelligente ma palesemente megalomane e schizzato. Samuel L. Jackson interpreta a pieno le paranoie del male, traducendo i suoi umori in vestizioni ad hoc. Sembra quasi che i lati del suo carattere vengano proiettati in abiti suntuosi o caratteristici: si vede vestito da samurai per accentuarne la sua risolutezza e incarna addirittura il ruolo di nazista, per prepararsi teatralmente ad una tortura.

Grazie al suo stile narrativo, il film si può permettere questi stereotipi e anacronismi senza risultare banale e piatto. Non rimane che sedersi di nuovo davanti un grande schermo per godere a pieno di sparatorie spettacolari e di personaggi incredibili.

Jacopo Lubich

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