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The Sessions – Recensione

Toccante senza essere ricattatorio, “The Sessions” è una dramedy che racconta un tema difficile con delicatezza, intelligenza e un pizzico di ironia

(The Sessions) Regia: Ben Lewin – Cast: John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, W. Earl Brown, Moon Bloodgood – Genere: Drammatico, colore, 98 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 21 febbraio 2013.

thesessionLa disabilità è un tema che il cinema ha sempre mostrato qualche difficoltà a raccontare: sono davvero pochi i film che riescono a trattare questo argomento con i giusti toni, e proprio per questo fa molto piacere imbattersi in un’opera ben calibrata e sincera come “The Sessions”.

Colpito dalla storia vera di Mark O’Brien, giornalista poliomelitico che alla fine degli anni ’80 assunse una terapista sessuale per perdere la verginità, il regista Ben Luwin, affetto da una forma più lieve della stessa malattia, ha scelto di scrivere e dirigere un film ispirato alla vicenda

. A differenza di quanto possa sembrare, “The Sessions” non è tanto una pellicola sulla disabilità o sul sesso, quanto la storia di un individuo che cerca di superare i limiti imposti sia dalla società in cui vive sia da se stesso: Mark è un giovane uomo che detesta essere guardato dall’alto in basso, in cerca di un rapporto alla pari e di scambio reciproco con il prossimo, che è convinto di non poter ottenere. L’incontro con la terapista Cheryl lo aiuta ad aprirsi nei confronti del mondo, a provare emozioni e sensazioni che credeva impossibili, e soprattutto a riguadagnare una sicurezza interiore che sembrava persa. A sua volta, anche Cheryl viene arricchita dall’esperienza con Mark e impara a guardare il mondo da un punto di vista diverso, non migliore ma semplicemente differente e più ampio.

La sceneggiatura riesce a gestire con semplicità ed onestà il tutto, e pur ricadendo in diverse occasioni in una retorica un po’ troppo evidente, gli elementi drammatici vengono bilanciati a dovere con momenti più leggeri, offrendo lacrime e risate in eguale misura.

Dotato di una regia asciutta e di uno script dalla struttura essenziale, “The Sessions” è allora un film che emerge e resta impresso soprattutto grazie alla straordinaria bravura dei membri del cast. John Hawkes si conferma uno degli interpreti più versatili del momento: l’attore risulta credibilissimo nei panni di Mark, grazie ad un enorme lavoro sia sulla voce che sulla fisicità, e ad un perfetto controllo nel restituire l’umorismo politicamente scorretto e l’incrollabile fede religiosa del personaggio. Allo stesso mondo, Helen Hunt è perfetta nei panni di Cheryl, una donna che tenta con difficoltà di conciliare il suo ruolo di madre e moglie con la sua professione, e si mostra molto a suo agio nelle frequenti scene di nudo, realizzate anch’esse con una delicatezza rara. Straordinario anche William H. Macy nei panni di padre Brendan, prete confessore di Mark inizialmente restìo ad aiutarlo e poi suo più appassionato complice: il personaggio funge da filo conduttore delle vicende, e con i suoi consigli e le sue battute di spirito riassume il messaggio della pellicola.

“The Sessions” è una commedia agrodolce e toccante, un inno ad assaporare la vita in ogni suo aspetto, grazie al calore che i rapporti umani sono in grado di offrirci. Non si tratta certo di un’opera innovativa che verrà ricordata per la sua originalità, ma di un film in grado di comunicare il suo messaggio in maniera diretta e sincera.

Luca Buccella

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