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The Lady – L’Amore per la libertà – Recensione

“The Lady” di Luc Besson, fuori concorso alla sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, ne apre la selezione ufficiale

(The Lady) Regia: Luc Besson – Cast: Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope, Martin John King, Susan Wooldridge, Sahajak Boonthanakit, Nay Myo Thant, Marian Yu, Guy Barwell – Genere: Drammatico, colore, 145 minuti – Produzione: Francia, Gran Bretagna, 2011 – Data di uscita: 23 marzo 2012.

theladyamoreperlibertaCon “The Lady” Luc Besson dimostra ancora una volta di essere un regista completo, capace di esprimere il suo talento in diverse forme. Ci ha abituati a pellicole d’evasione, d’avventura, d’animazione, con una grande capacità di comunicare anche con i più piccoli. Questo lungometraggio sembra voler dire allo spettatore che il regista francese può portare sullo schermo tutto ciò che desidera; ha risposto ‘presente’ alla chiamata per questo film, rimanendo coinvolto nel profondo dalle vicende dell’attivista per la democrazia e i diritti umani birmanaAung San Suu Kyi.

“The Lady” ricorda al mondo, che purtroppo dimentica facilmente le sofferenze lontane dal proprio quotidiano, che San Suu Kyi c’è, e nonostante gli anni di domicilio forzato e le tante sofferenze non molla la lotta ‘non violenta’, volta a conquistare democrazia e rispetto dei diritti umani per il suo martoriato popolo. Ma il film di Besson non è solo questo, anzi, in vero è soprattutto altro, è il racconto umano e intimo di una donna innamorata del marito, professore di Oxford, e dei suoi due figli, che si trova, forzata dagli eventi, a farsi portavoce del malcontento del popolo birmano, soprafatto da quarant’anni di dittatura, sacrificando anche gli affetti più cari.

Besson si tiene lontano sia da uno stile documentaristico che dà una narrazione epica, riuscendo a descrivere eventi straordinari in modo ordinario, ma mai banale, dove si evince che anche gli eroi hanno esigenze, problemi e affetti pari a quelli dell’uomo comune. Il premio Nobel birmano non è una superdonna, tutt’altro, è una donna normale, che per anni ha fatto la casalinga, curandosi della famiglia, senza però mai dimenticare il suo paese, il suo popolo. Ma come spesso accade, alcuni non possono guardare alla finestra ciò che accade, la storia li vuole protagonisti attivi degli eventi in corso.

Il film mostra con delicatezza la passione e la fatica di una donna in cui l’amore per la famiglia e per il suo popolo coesistono, lacerando anima e cuore.

Quanto mai significativa la figura del marito, da lei amabilmente chiamato Mikey, col quale ha condiviso ideali e dolori. Il loro amore inossidabile ha resistito sino alla fine, nonostante le dure prove a cui la vita li ha sottoposti.

Il film scorre lieve, nonostante la durezza delle situazioni, al regista il merito di non aver spettacolarizzato le violenze della repressione, né banalizzato il garbo e la dolcezza della protagonista, portata sullo schermo da una bravissima Michelle Yeoh. L’eroina de “La tigre e il dragone” si è calata alla perfezione nel ruolo, regalando allo spettatore un’interpretazione intensa, sentita.

Non è da meno David Thewlis, che porta sullo schermo la figura di un uomo innamorato della moglie e dei propri ideali, che spende sempre se stesso al massimo, nell’insegnamento, nella causa birmana, nella dedizione alla moglie e ai figli.

Un film da vedere, non solo per conoscere bene questa donna e le sue ragioni, non solo per vedere un lavoro fatto bene (ce ne sono pochi), non solo perché è una splendida storia d’amore, ma perché è tutto questo insieme.

Maria Grazia Bosu

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