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The Interpreter – Recensione

Un intenso thriller con Nicole Kidman nei panni di un’interprete delle Nazione Unite, braccata da spietati sicari, ma protetta da un abile Sean Penn

Regia: Sydney Pollack – Cast: Nicole Kidman, Sean Penn, Yvan Attal, Tsai Chin, Jesper Christensen, Curtiss Cook, Lynne Deragon, Paul De Sousa, Dana Eskelson, Guy A. Fortt, Yusuf Gatewood, Maz Jobrani, Satish Joshi, Catherine Keener, Eric Keenleyside, Adrian Martinez, Bill Richards, Antonio Saillant, Steve Stanulis, Sophie Traub, Tom Whitacre, David Zayas – Genere: Azione, colore, 128 minuti – Produzione: USA, 2005 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 28 ottobre 2005.

the-interpreterCon “The Interpreter” Sydney Pollack torna al thriller politico, rinverdendo un filone particolarmente prolifico durante la guerra fredda. Avvalendosi di una coppia di attori eccellenti quali sono Nicole Kidman e Sean Penn, realizza una pellicola carica di tensione, una tensione data dai dialoghi sussurrati di alcune sequenze, o da quelli serratissimi di altre, dove il terrore si legge sugli occhi della protagonista, senza tanti effetti artificiali ai quali il cinema ci ha troppo spesso abituato, a discapito di una maggior cura delle parole.

Silvia, la Kidman, interprete al Palazzo delle Nazioni Unite, sente casualmente un discorso riguardante il progetto di un attentato ad un leader africano. La donna denuncia l’accaduto e viene affidata ad un agente federale, uno Sean Penn la cui interpretazione non teme confronti, che la protegge ma allo stesso tempo la studia, non fidandosi completamente di ciò che racconta.

Silvia vede così, all’improvviso, la sua vita sconvolta, stretta in una morsa, dove da una parte ci sono le persone alle quali, denunciando ciò che ha sentito, ha scombinato i piani, per cui vogliono vederla morta, dall’altra i federali, che non sente comunque completamente dalla sua parte.

In un crescendo di tensione, Pollack mette a nudo l’anima dei due protagonisti, che si muovono in quest’intrigo forse con più facilità di quanto facciano nell’intrigo dei loro drammi personali. Ogni episodio della vita di Silvia è analizzato dalle autorità, che svelandoli la portano a rivivere un passato che più che mai ritorna presente. Parallelamente è la donna che osserva Tobin-Penn, percependo un malessere che va al di là dell’aria di apparente serenità che l’agente mostra.

Il regista ha avuto la fortuna di poter girare proprio nel Palazzo delle Nazioni Unite, privilegio mai concesso prima, che arricchisce il racconto di realismo. Il film non sarà perfetto, ma ha un’intensità tale da trapassare lo schermo e penetrare nella mente e nel cuore come pochi prodotti sanno fare, grazie ad una regia intima, che valorizza la parola come non mai, ed esalta le qualità di due attori che ben si presta ad un’interpretazione che scava negli animi, come difficilmente un thriller sa fare.

Massimo Racca

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