Eco Del Cinema

The Idol

Trama

  • Regia: Hany Abu-Assad
  • Cast: Tawfeek Barhom, Ahmed Al Rokh, Hiba Attalah, Kais Attalah, Abdel Kareem Barakeh, Nadine Labaki, Ahmad Qasem, Saber Shreim Titolo originale Ya Tayr El Tayer
  • Genere: Biografico
  • Durata: 100 minuti
  • Produzione: Palestina, Qatar, Gran Bretagna, 2015
  • Distribuzione: Adler Entertainment
  • Data di uscita: 14 Aprile 2016

The Idol“The Idol” del regista palestinese Hany Abu-Assad (candidato al premio Oscar nel 2006 con il suo film “Paradise Now”, che raccontava la storia di due palestinesi alle prese con un attentato suicida in Israele) si sofferma sulla vera storia di Mohammed Assaf, cantante pop nato nel 1989 divenuto una star per aver vinto la seconda edizione del celebre programma Arab Idol trasmesso dalla MBC.

Mohammed Assaf, ventiduenne rifugiato palestinese di Gaza, è diventato un simbolo di speranza nella terribile realtà palestinese: da sempre appassionato di musica, il giovane protagonista di “The Idol” non aveva mai avuto intenzione di rinunciare al suo sogno, nonostante le difficoltà economiche e politiche del suo paese.

Pagandosi gli studi universitari cantando ai matrimoni, il sogno di Mohammed Assaf era sempre stato quello di esibirsi al Cairo Opera House: grazie alla sua tenacia, alle speranze e alla perseveranza, il protagonista di “The Idol” riuscirà nel suo intento per merito della vittoria al famoso talent show, permettendo ad un’intera nazione, ad un intero popolo di sognare e commuoversi con lui lungo il cammino per il successo.

Recensione

The idol: quando la voglia di successo diventa l’orgoglio di un popolo intero

The idol 1

Dopo “Paradise Now” e “Omar” il regista Hany Abu-Assad torna a raccontare il tormento dei Territori Occupati ispirandosi ad un episodio realmente accaduto e che ebbe una notevolissima eco: Mohammed Assaf, ventiduenne rifugiato palestinese di Gaza, vinse nel 2013 Arab Idol, versione araba di American Idol.

Con “The Idol” il regista palestinese intraprende un cammino più ‘pop’, inevitabilmente influenzato dalle dinamiche di un talent show di grande successo. Malgrado la guerra, le bombe, la distruzione e la paura la vita va avanti in modo inarrestabile, aggrappandosi soprattutto a quegli avvenimenti che da frivoli possono assumere un’importanza insospettabile.

Gaza, la striscia di terra contesa tra Palestina ed Israele, è la dimora di Mohammed e sua sorella Nour. E’ qui che i due vivono la loro vita da bambini in frettolosa crescita e alimentano il loro sogno comune di avere successo con la musica. Mohammed ha un talento innato: la sua voce riesce sempre ad incantare tutti. Mentre passano gli anni, il sogno perde lo smalto iniziale finchè un giorno appare finalmente l’irrinunciabile opportunità: partecipare ai provini di “Arab Idol” al Cairo. Ma i confini con l’Egitto sono chiusi e solo l’intensa forza di volontà di chi ha un’unica e irripetibile chance li potrà superare.

The idol: le difficoltà di vivere una vita normale

Con linguaggio semplice ed essenziale, Hany Abu-Assad, ci costringe a tornare con i piedi per terra riferendoci ancora una volta della grande discrasia tra la voglia di vivere una vita come tante e la perenne presenza del conflitto. Lo sfascio di una terra e il martirio di un popolo sono filtrati dagli occhi dei ragazzini di Gaza che si aggirano tra le macerie con fanciullesca noncuranza. Sono i momenti descrittivi più elevati del film: una modulazione di chiaroscuro tratteggia una strada che procede in modo tortuoso tra dramma e commedia.

La scintilla che può cambiare lo stato delle cose è raffigurata da un sogno e dal doloroso impegno profuso nel tentativo di trasformarlo in realtà. Il richiamo alla metafora di un popolo in cerca della pace è quanto mai palese e Mohammed diventa ben presto il simbolo della speranza, riuscendo a superare confini geografici e ideologici. La voglia di affermare il proprio talento diventa la bandiera della lotta della sua gente.

La potenza narrativa della prima parte della pellicola purtroppo si perde nella seconda quando il discorso diventa più prevedibile, creando un deludente anticlimax. D’altronde, trattandosi di una storia vera e, quindi, con un finale già scritto, forse di meglio non si poteva fare. Nonostante ciò l’ultima strofa riesce ad emozionare, senza però raggiungere la forza contrastante dei primi versi.

Riccardo Muzi

Trailer

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