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The Hunting Party – Recensione

Ispirato a un fatto realmente accaduto, “The Hunting Party” rientra nella schiera dei film ad uso e consumo dell’enfatico popolo americano

Regia: Richard Shepard – Cast: Richard Gere, Terrence Howard, Jesse Eisenberg, James Brolin, Ljubomir Kerekes, Pristina Krepela, Diane Kruger – Genere: Azione, colore, 103 minuti – Produzione: USA, 2007 – Distribuzione: Mikado – Data di uscita: 30 aprile 2008.

the-hunting-partyUn giovane rampollo imbranato (Benjamin, Jesse Eisenberg), un affascinante cameraman di colore (Duck, Terrence Howard) e un ex reporter di successo (Simon Hunt, Richard Gere) in giro per la Bosnia a caccia della “volpe” sono i protagonisti di “The Hunting Party”, scritto e diretto da Richard Shepard.

Il film è ispirata all’articolo di Scott Anderson, pubblicato nell’ottobre del 2000 dalla rivista Esquire, “What I Did On My Summer Vacantion” (Quello che ho fatto durante le mie vacanze estive). Anderson, stimato giornalista e inviato di guerra durante il conflitto bellico in Bosnia, racconta l’avventura on the road vissuta da lui e da altri giornalisti, tornati nei Balcani cinque anni dopo la fine degli scontri e decisi a catturare il criminale di guerra Radovan Karadzic.

Partendo quindi dal fine nobile di parlare di una storia vera, denunciando la grave “negligenza” della comunità internazionale, dagli Stati Uniti all’Europa e all’ONU – che nonostante le dichiarazioni ufficiali non prende questi maxi ricercati – Shepard ha iniziato il suo viaggio in terra bosniaca, spingendosi, anche fisicamente, fino al confine con il Montenegro nel villaggio di Celebici, per fare sua la storia di quel popolo e rendergli giustizia raccontandola al pubblico.

Sullo schermo però, lo spettatore vede scorrere immagini troppo patinate per una realtà postbellica, non c’è coinvolgimento, non arrivano emozioni. Qualcosa di dissonante disturba la visione, che più che per un pubblico adulto sembra destinata a un cineforum per ragazzi. Se non fosse per gli esterni, verrebbe da sospettare fortemente che l’intero film sia stato girato negli studios hollywoodiani, che la bettola in cui si rifugia il ricercato Boghanovic/la Volpe (il poco espressivo Ljubomir Kerekes) sia in realtà una sapiente ricostruzione scenografica.

Insomma la solita “americanata” ad uso e consumo di un pubblico che necessita di aver strizzato l’occhio con battute spesso fuori luogo, recitate da personaggi che incarnano il luogo comune del “sogno americano”, in cui il singolo può da solo, dove le organizzazioni internazionali falliscono perché corrotte dal “sistema”. Film poco convincente, meglio aspettare la versione homevideo.

Annamaria Pugliese

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