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The Grey – Recensione

Un film senz’anima che non coinvolge e non intrattiene, in cui si salvano solo le ambientazioni da urlo e la performance di Liam Neeson

Regia: Joe Carnahan – Cast: Liam Neeson, Derot Mulroney, James Badge Dale, Frank Grillo, Joe Anderson – Genere: Azione, colore, 117 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Koch Media – Data di uscita: 5 dicembre 2012.

thegreyposterArriva con nove mesi di ritardo l’ultimo film di Joe Carnahan (“Smokin’ Aces”, “A-Team”), ma “The Grey” è una di quelle pellicole di cui non avremmo sentito la mancanza se fosse rimasta per sempre negli Stati Uniti.

John Ottaway (Liam Neeson) lavora in una raffineria in Alaska come tiratore scelto per proteggere gli operai durante i turni di lavoro da bestie selvatiche, lupi in particolare. Dopo cinque settimane di lavoro, lui e altre decine di operai salgono su un aereo per godersi due meritate settimane di pausa, ma una tormenta di neve provoca un incidente aereo spaventoso da cui soltanto Ottaway e altri sette uomini si salvano. I sopravvissuti dovranno però vedersela con i pericoli maggiori perché per tornare a casa si incammineranno in mezzo alla sperduta tundra dell’Alaska con la speranza di trovare aiuto, mentre le condizioni climatiche ostiche ed i lupi selvaggi li mettono a dura prova.

Al centro del film c’è ovviamente il tema trito e ritrito del conflitto uomo-natura: l’essere umano mette alla prova se stesso e scopre aspetti di sé che non conosceva quando è privato della sicurezza, della protezione che la città e la civiltà offrono. In più il tema principale intorno cui ruota tutto il film è sintetizzato ottimamente nella tagline “vivi e muori in questo giorno”, tratta da una poesia che il padre di Ottaway avrebbe scritto anni prima. I protagonisti di “The Grey” infatti riescono a sentirsi vivi come mai prima, apprezzano ciò che veramente è importante, si raccontano vicende l’un l’altro, descrivono i propri cari; eppure, allo stesso tempo la morte è sempre dietro l’angolo: la temono, ne parlano, si interrogano sull’esistenza di Dio e di un qualche aldilà che attenda l’essere umano alla fine della vita terrena.

Nessuno di questi temi, però, riesce a coinvolgere lo spettatore a tal punto da permettergli di salvare un film che ha elementi di horror, ma non spaventa; ha l’aspetto di un thriller, ma non intriga e vorrebbe essere un film d’azione senza usarne i ritmi.

Certo, l’ambientazione è d’effetto e ci si accorge che la finzione è poca e che le riprese sono state realmente effettuate in una località di montagna a temperature gelide. La fotografia riesce a valorizzare il grande contrasto presente tra il bianco candido della neve, piacevole agli occhi e il nero dei boschi bui e pericolosi in cui i protagonisti si addentrano. Ma non basta.

Il film è realistico, ma scorre senza mai veramente far interessare gli spettatori alle precarie sorti dei protagonisti, nemmeno se nel cast c’è un nome di richiamo come quello di Liam Neeson, la cui performance è molto valida.

Insomma sconsigliata la visione in sala per questo “The Grey”, che manca totalmente d’anima; ma, se proprio finite al cinema a vederlo, per lo meno risparmiatevi gli inconcludenti quattro secondi finali che seguono i sette minuti di titoli di coda.

Corinna Spirito

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