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Tarzan – Recensione

Il Tarzan di Edgar Rice Burroughs, rivisitato in chiave contemporanea dal regista tedesco Reinhard Klooss e in versione 3D

Regia: Reinhard Kloos, Holger Tappe – Cast: Kellan Lutz, Jamie Ray Newman, Spencer Locke, Robert Capron, Mark Derkim – Genere: Animazione – Produzione: Germania, 2013 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 6 marzo 2014.

tarzan3dProtagonista di almeno cento pellicole per il cinema e la tv, il selvaggio Tarzan di Burroughs non molla la liana, e torna a volteggiare da un albero all’altro più incurante che mai della propria natura umana, nell’inedita versione 3d firmata dal tedesco Reinhard Klooss.

Scaduti i diritti sul personaggio, detenuti per secoli dalla Disney, il regista e la teutonica Constantin Film sono i primi con il loro film d’animazione a sfidare coraggiosamente Hollywood, girando interamente in motion capture negli europeissimi Bavaria Studios,un nuovo capitolo tecnologico delle avventure del re della giungla.

Ambientato nel presente, in una remota foresta africana abitata da animali che non ballano, cantano o fanno cabaret, la storia del “Tarzan” di Klooss si presenta diversa da tutte le altre.

Il selvaggio ragazzino che ritroviamo sullo schermo, ulula e dice “Io Tarzan, tu Jane”, come da copione, ma per tutto il resto del tempo tace e lascia che a parlare siano le immagini che scorgiamo nelle sue peregrinazioni nella giungla. A farla da padrone poi non sono altri esseri umani ma le scimmie, proprio come nel romanzo originale.

I gorilla, cui stuntmen e artisti di parkour hanno prestato i movimenti poi rielaborati al computer, sfiorano nella loro rappresentazione tridimensionale la perfezione. Così come l’acqua delle rapide, dei fiumi, degli stagni o le felci, i fiori, i muschi e gli alberi giganteschi, di cui non possono che fare scorpacciata gli occhi ingrigiti dalla città.

Se il design delle ambientazioni non ha nulla da invidiare ai film in CGI made in Usa, a far invece storcere il naso è il design dei personaggi umani.

Volutamente non rappresentati in modo realistico per sfuggire al temibile Uncanny Valley Effect, che gli specialisti degli effetti 3d conoscono bene, i disegni non sono però all’altezza delle aspettative.

Nemmeno l’aitante Kellan Lutz di “Twilight” che presta voce e movenze al protagonista e la Spencer Locke di “Resident Evil” e “Monster House”, che è invece Jane, riescono infatti nell’impresa di rendere queste figure attraenti o in qualche modo memorabili.

Un film dunque semmai godibile nelle immagini e nel plot (che a sorpresa comprende anche un minaccioso meteorite) e che nonostante qualche dubbio merita di competere con le altre produzioni più note dell’ultimo periodo.

Cecilia Sabelli

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