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Tango Libre – Recensione

Tango Libre: l’amore e la sensualità in un film originale che tocca tutte le corde dell’animo umano

Regia: Frederic Fonteyne – Cast: François Damiens, Sergi López, Jan Hammenecker, Anne Paulicevich, Zacharie Chasseriaud – Genere: Drammatico, colore, 105 minuti – Produzione: Francia, Belgio, Lussemburgo, 2012 – Data di uscita: 16 gennaio 2014.

tangolibre-nuovalocandinaIl belga Frédéric Fonteyne non è quello che si definisce un regista prolifico. In quindici anni ha girato solo quattro film e con l’ultimo “Tango Libre”, presentato nel 2012 a Venezia nella sezione Orizzonti, chiude una sorta di trilogia dedicata alla figura femminile.

È una donna sensuale e libera Alice, la protagonista della sua opera, e la sua passione è il tango, definito da qualcuno “un pensiero triste da ballare”. Alice entra prepotentemente nella vita di Jc, guardia carceraria che ha come unico svago il ballo. I due s’incontrano in una sala prima, e poi nel carcere, dove lui lavora e lei va a fare visita a due detenuti, rispettivamente marito e amante. È l’inizio di una rivoluzione per tutti i protagonisti. Il desiderio entra a passi di milonga nelle grigie pareti del carcere. Ma è anche e soprattutto un anelito di libertà, per tutti i detenuti, perché come spiega l’argentino che insegna loro i passi, il tango è libertà, di amare, di far cadere le maschere che ognuno di noi porta.

Dopo il quasi documentaristico “Una relazione privata” portato tredici anni fa a Venezia, e il drammatico “La Femme di Gilles” del 2004, Fonteyne esplora ancora una volta i rapporti amorosi, ma in questa occasione devia verso il registro tragicomico con ottimi risultati.

La bellezza nervosa di Alice buca lo schermo del cinema e infiamma i cuori dei suoi tre uomini, anzi quattro, se aggiungiamo il figlio: da Fernard, il più sensuale di tutti al tormentato Dominic; e dulcis in fundo, stravolge la vita del solitario Jc.

Il finale è da urlo e chiude in bellezza una storia che tocca tutte le corde dell’animo umano. Il film si può dire che è girato in famiglia. Alice è una straordinaria Anne Paulicevich, compagna del regista e autrice anche di sceneggiatura, adattamento e dialoghi; Fernand è Sergi Lopez, già protagonista con Nathalie Baye di “Una relazione privata”; Dominic invece è Jan Hammerecker, già diretto dal regista nel 1997 in “Max et Bobo”. Ottimo l’impacciato Jc/Francois Damiens e l’adolescente Antonio/Zacharie Chasseriaud. Ma entrano a pieno titolo nel cast tutti i carcerati e le loro coreografie a ritmo di tango, spettacolari e quasi surreali.

Un film da non perdere per la sua originalità e vitalità.

Ivana Faranda

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