Inquietante pellicola sui pericoli della notorietà, soprattutto se non desiderata, dove si ride, ma a denti stretti
Regia: Xavier Giannoli – Cast: Kad Mérad, Cécile De France, Louis-Do de Lencquesaing, Christophe Kourotchkine, Pierre Diot, Alberto Sorbelli, Stéphan Wojtowicz, Garba Tounkara, Romain Medioni, Mathias Camberlein – Genere: Commedia, colore, 112 minuti – Produzione: Francia, Belgio, 2012.
La pellicola franco-belga racconta di Martin, un uomo che come tanti passa inosservato tra la folla. Ma una mattina, in cui come d’abitudine prende la metropolitana per andare al lavoro, si rende conto che tutti lo osservano e gli sorridono, arrivando persino a chiedergli autografi e foto, come se fosse una star.
L’uomo è spaventato da quest’improvvisa e inspiegabile notorietà, vorrebbe capirne il motivo e soprattutto ritrovare l’anonimato, ma i suoi desideri non sembrano realizzarsi, anzi, più vorrebbe essere invisibile, più diventa popolare, perdendo completamente il controllo della propria vita. Ma perché? Perché tutto questo succede proprio a lui, è la domanda che Martin si pone continuamente, alla disperata ricerca di una risposta, e che riecheggia per tutto il film.
Xavier Giannoli si ispira per la realizzazione della pellicola al romanzo ‘L’idole’ di Serge Joncour, fonte d’ispirazione anche per Woody Allen, che vi ha attinto per l’episodio di “To Rome with Love” che vede protagonista Roberto Benigni.
Il regista francese costruisce un racconto teso e asciutto in cui Kad Mérad (noto in Italia per “Benvenuti al Nord” e “Il piccolo Nicolas e i suoi genitori”) impersona egregiamente il ruolo di Martin Kazinski, nessuno meglio di lui avrebbe potuto mettere in scena quest’uomo qualunque, che rifugge le luci dei riflettori.
Giannoli punta il dito contro la mancanza di privacy, contro la spettacolarizzazione di situazioni prive d’importanza, contro i mass media che, con la giustificazione di fare cronaca, asservono l’informazione al guadagno, manipolando fatti e persone.
Peccato che in questa parabola morale, per altro ben girata e ben recitata dal già citato Mérad e da Cécile De France, veri punti di forza del film, manchi quella fluidità narrativa che, seppur nel paradosso della situazione, avrebbe agevolato l’empatia tra pubblico e vicende.
“Superstar” lascia comunque il segno, inducendo lo spettatore a riflettere sull’enorme quantità di ‘aria fritta’ con cui cercano di inebetire le nostre menti.
Daniele Battistoni