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St@lker – Recensione

Diversi temi attuali si intrecciano nel racconto di Luca Tornatore, offrendo un’analisi asettica ma non per questo meno d’impatto della società moderna

Regia: Luca Tornatore – Cast: Ignazio Oliva, Anna Foglietta, Francesco Salvi, Anna Ferzetti, Alessio Vassallo – Genere: Drammatico, colore, 80 minuti – Produzione: DM Comunication, Italia, 2014 – Distribuzione: Cineclub Internazionale – Data di uscita: 15 maggio 2014.

stalkerAlan vive in un magazzino in rovina, arredato solamente da due materassi, un televisore, una stufa, un sacco da boxe e un computer, praticamente l’unica finestra sul mondo esterno. Dopo essere stato lasciato dalla moglie, infatti, ha abbandonato il lavoro e si è rifugiato nel suo mondo, fatto di disegni e ricordi struggenti, dal quale però cerca incessantemente di mettersi in contatto con la donna amata, fino ad entrare nel tunnel dello stalking.

Ines è una donna scontenta della propria vita, costretta a fare un lavoro che non la soddisfa minimamente, timida e introversa, che si consola dedicandosi all’hobby della cucina e alle chiacchierate con l’amica e collega Mina.

I due si incontrano su internet, quel mondo virtuale che dà la possibilità di mostrarci come in realtà vorremmo essere.

Luca Tornatore, alla sua seconda regia, decide di portare sullo schermo una vicenda ispirata a fatti realmente accaduti, cercando però nello stesso tempo di raccontare la società moderna, con un occhio distaccato, ma senza renderla per questo meno spaventosa. Non è un caso che la ‘a’ di stalker del titolo sia stata sostituita da una ‘@’: una delle tematiche principali del film, anzi forse quella che lega tutte le altre, è infatti la potenza di internet e dei rapporti virtuali che esso dà l’opportunità di creare.

Il regista decide di presentarci i protagonisti contrapponendo fin dall’inizio le loro immagini. Entrambi vengono mostrati come persone sole e metodiche: alle immagini di Alan che prende a pugni il sacco da boxe o che chatta e disegna, seguono le immagini di Ines intenta a preparare l’ennesimo dolce o al telefono mentre lavora. Il ritmo delle inquadrature risulta spezzato, perché ricco di dettagli che ci descrivono ancora meglio i caratteri particolari dei due personaggi. Anche dal punto di vista sonoro, gli ambienti che appartengono ai due protagonisti sono chiaramente definiti e suggeriscono la sensazione di metodicità, di abitudine che circonda i due: quando ci troviamo nel magazzino di Alan il rumore dei tasti del computer o dei suoni delle chat ci accompagna costantemente, mentre nell’appartamento di Ines risuona incessante il rumore dell’acquario, che segue la protagonista per tutto il tempo.

Due tematiche importanti quelle affrontate da Luca Tornatore, lo stalking e la potenza di internet, che si aggiungono al terzo tema, quello del femminicidio, spesso tragica conseguenza dello staliking stesso.

Il regista ci offre uno sguardo sulla società moderna, fatta di mondi virtuali, di personaggi stravaganti come il coach, interpretato da uno straordinario Francesco Salvi, che ha il compito, con le sue convention, di motivare i venditori delle grandi aziende, come Ines o lo stesso Alan. Una società che opprime l’individuo, costringendolo ad uno stile di vita che spesso non gli appartiene ma che per necessità deve seguire. Ines è una vittima di questa società; lo stesso Alan è vittima e il modo in cui tenta di liberarsi dall’oppressione che sente su di sé e di espiare le sue colpe è quello si ricorrere ad una “mistress”, una donna che ricopre un ruolo dominante e che gli infligge del dolore fisico.

Un film che racconta una storia difficile, ispirato a fatti realmente accaduti e che per questo fa riflettere sulla società che ci circonda.

Margherita Mustari

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