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Splice – Recensione

La manipolazione genetica come protagonista del film del canadese Vincenzo Natali, “Splice”

Regia: Vincenzo Natali – Cast: Adrien Brody, Sarah Polley, Delphine Chanéac, Abigail Chu, Brandon McGibbon, Stephanie Baird, Amanda Brugel, David Hewlett – Genere: Thriller, colore, 100 minuti – Produzione: Canada, Francia, USA, 2009 – Distribuzione: Videa-CDE – Data di uscita: 13 agosto 2010.

spliceIl fascino di Frankenstein! Quante volte abbiamo visto al cinema la parabola del mostro nato dalla penna di Mary Shelley? Tante, tantissime volte. E “Splice” non fa che riconfermare quanto il mondo della celluloide sia affezionato al mito del mostro creato artificialmente per mano umana. Se Tim Burton infatti ce lo ha proposto negli anni Novanta in versione creatura docile ma dalle mani di forbice, Vincenzo Natali, regista canadese, affronta l’argomento riportandolo al 2010 e sfruttando le meraviglie delle biotecnologie mediche.

È questo il centro della storia: Clive (Adrien Brody) ed Elsa (Sarah Polley) sono una coppia di scienziati e nella vita, che stanno cercando, attraverso esperimenti sul DNA, di trovare una cura per molte malattie genetiche. Mescolando geni umani a quelli animali, creano Dren, un ibrido, un essere eccezionale ed utopico, che tengono nascosto per paura delle ripercussioni dell’opinione pubblica.

È una pellicola dove in realtà non si affronta altro che gli argomenti che negli ultimi anni sono stati più e più volte mossi alla ricerca scientifica: fino a che punto spingersi? E nel film i due scienziati si spingono oltre, troppo oltre, sfidando quelli che sono i principi dell’etica e le leggi della natura, ancora oggi un autentico mistero per noi minuscoli esseri umani.

La pellicola è sapientemente giocata per affascinare soprattutto gli amanti del genere horror; è consigliata l’astensione a tutti quelli che vanno al cinema per vedere qualcosa di verosimile. A garantire poi la bellezza delle immagini è uno dei produttori esecutivi: Guillermo Del Toro; come non notare la sua mano nella creatura creata in laboratorio, simile alle fatine de “Il labirinto del fauno”.

La meraviglia di “Splice” comunque sta tutta qui: in una fotografia formalmente perfetta, in un montaggio serrato, in una colonna sonora buona e soprattutto negli effetti speciali. Effetti speciali che trasformano l’attrice Delphine Chaneac in uno splendido essere vivente, dalle movenze delicate, nonostante la mostruosità. Le solite mancanze e ovvietà a livello di sceneggiatura forse sono inevitabili, per un’opera che tende più alla spettacolarità del fotogramma che alla introspezione dei personaggi. Infine: un’altra prova incolore per il Premio Oscar Adrien Brody? Decisamente sì, oscurato anche questa volta da tutto il contesto e il contorno che Natali gli crea attorno.

Davide Monastra

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