Eco Del Cinema

Sopravvivere coi lupi – Recensione

Una bambina impara il vero valore della vita a contatto con un branco di lupi nella foresta, che le permetteranno di sopravvivere all’Olocausto

Regia: Véra Belmont – Cast: Mathilde Goffart, Yael Abecassis, Guy Bedos, Michéle Bernier, Benno Fürmann, Anne-Marie Philippe – Genere:  Drammatico, colore, 155 minuti – Produzione: Francia, 2007 – Distribuzione: VIDEA-CDE – Data di uscita: 30 aprile 2008.

sopravviverecoilupiC’era una volta un lupo cattivo che incontrò nella foresta una bambina di nome Cappuccetto Rosso e la mangiò: così raccontava una fiaba che tutti abbiamo ascoltato da bambini. In “Sopravvivere coi lupi”, invece, questi animali sono le uniche creature “umane” e generose che la piccola Misha (novella Cappuccetto Rosso con la mantellina porpora ricavata da una tovaglia) incontra durante il suo lungo viaggio.

Il film di Véra Belmont è ispirato all’omonimo libro di Misha Defonseca, pubblicato nel 1997 e divenuto un bestseller internazionale. Si narra la storia di Misha, bimba ebrea di 8 anni che vive a Bruxelles all’inizio della II guerra mondiale. Durante l’occupazione tedesca del Belgio, nonostante la sua famiglia si nasconda, gli agenti della Gestapo riescono a scovare il rifugio e ad arrestare i genitori. La piccola viene inizialmente accolta da una famiglia che la mantiene solo per motivi economici ma, una volta terminati i soldi, i signori Valle meditano di consegnarla ai tedeschi.

Misha intuisce la verità e scappa dirigendosi verso Est alla ricerca dei genitori deportati. La bambina percorre a piedi da sola più di 3000 km attraversando ben tre nazioni: Belgio, Germania e Polonia, rubacchiando per sopravvivere. L’unico aiuto le viene da una coppia di lupi incontrati durante il cammino che la accolgono e la proteggono quasi fosse una di loro. Purtroppo la ferocia umana non ha limiti e anche questa coppia di “genitori adottivi” le viene tolta.

Misha apprende in Ucraina che la guerra è finita e che può finalmente tornare a casa; tuttavia il suo rientro a Bruxelles sarà amaro e duro. La regista Véra Belmont gioca molto sui primi piani della piccola per trasmettere la solitudine e la disperazione di questo viaggio travagliato. Salta inoltre agli occhi la contrapposizione tra i paesaggi incontaminati attraversati da Misha (ruscelli, boschi) e il mondo ormai sporcato dalla crudeltà dell’uomo, dalla quale è possibile solo fuggire.

Il punto di forza di questa pellicola è l’interpretazione della piccola e spontanea Mathilde Goffart, alla prima esperienza davanti alla macchina da presa, paragonata dalla regista addirittura a Liv Ullmann! Se si esclude la sua ottima recitazione e la musica particolarmente evocativa di Emilie Simon, “Sopravvivere coi Lupi” rappresenta però l’ennesimo film sull’Olocausto con bambini protagonisti, che altri registi hanno già trattato trasmettendo qualche emozione in più (vedi “La Vita è Bella” di Benigni).

Molto significativo è l’intento pedagogico che la regista si è prefissa adattando il romanzo per il cinema, peccato però che la pellicola non aggiunga molto a ciò che già conosciamo di quel tragico periodo storico.

Ilaria Capacci

Sopravvivere coi lupi – Recensione

Articoli correlati

Condividi