Eco Del Cinema

Sono un pirata, sono un signore – Recensione

Eduardo Tartaglia dopo il grande successo ottenuto nei circuiti regionali da “La valigia sul letto”, si lancia alla conquista dell’Italia intera con la commedia “Sono un pirata sono un signore”

Regia: Eduardo Tartaglia – Cast: Eduardo Tartaglia, Veronica Mazza, Maurizio Mattioli, Ernesto Mahieux, Giorgia Surina, Francesco Pannofino – Genere: Commedia, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, Cuba, 2013 – Distribuzione: AI Entertainment – Data di uscita: 18 aprile 2013.

sono-un-pirata-sono-un-signoreLa Campania è una vera e propria fucina di attori, cantanti e registi che per gli abitanti di Napoli e dintorni sono dei veri e propri miti, mentre per il resto del ‘Bel Paese’ rimangono quasi dei perfetti sconosciuti. Tra di loro c’è anche Eduardo Tartaglia che nel 2010 grazie a “La valigia sul letto”, ritratto umoristico della camorra, entrò subito nel cuore dei suoi concittadini napoletani ma un po’ meno in quello della critica.

Ora, a tre anni, di distanza Eduardo Tartaglia, commediografo e attore teatrale da alcuni considerato come il più affine per stile e contenuti a Eduardo De Filippo, torna dietro la macchina da presa per affrontare con ironia il problema della pirateria con “Sono un pirata, sono un signore”.

Sì perché Giulio,Mirella, Stefania, Catello, protagonisti della pellicola, sono quattro persone molto diverse tra loro per carattere ed estrazione sociale che, per un puro scherzo del destino mentre si trovano in Africa, si ritrovano ad essere rapiti da un pericoloso gruppo di pirati.

Alt! Se vi aspettate un film con l’introspezione psicologica e la profondità di “Captive” diretto dal regista filippino Palma d’Oro al festival di Cannes Brillante Mendoza, vi avvertiamo che questo non è il titolo adatto a voi perché qui sono di casa la commedia e l’umorismo napoletano.

A livello narrativo Tartaglia, quasi a voler mettere in atto una rivisitazione in chiave moderna de la Commedia dell’ Arte, trasforma i suoi quattro protagonisti, in primis la ricercatrice universitaria carina e raccomandata e la shampista un po’ volgare e appariscente che pensa solo allo chatouche, nel veicolo per parlare di problemi che assalgono la società italiana contemporanea: il sistema delle raccomandazioni, la crisi economica, la qualità sempre più scarsa dei mezzi di comunicazione, e il clientelismo. Oltre a temi strettamente legati alla situazione attuale ne vengono trattati alcuni più universali come la ricerca della vera felicità, il perseguimento dei propri sogni e ovviamente, come in ogni commedia che si rispetti, anche qui viene dato spazio all’amore in tutte le sue forme.

Peccato che il film, pur partendo da un’idea divertente venga penalizzato da risvolti della trama un po’ troppo prevedibili e da siparietti dal sapore un po’ troppo nazional-popolare ( vedi la scena, topos della sceneggiata napoletana, in cui i vecchi genitori dei pirati e gli ostaggi si mettono improvvisamente a cantare “Luna Caprese”) che fanno storcere la bocca anche al meno snob tra gli spettatori.

Anche a livello puramente tecnico la pellicola non è priva di difetti: il più grande è la fotografia veramente scarsa a causa della quale la commedia più che a Cuba sembra essere stata girata in un parco a tema.

Buona è invece la prova di gran parte del cast, tra tutte quella di Veronica Mazza nei panni della parrucchiera Stefania, e quella di Ernesto Mahieux nei panni del suo tenero papà. Risulta meno efficace del solito Francesco Pannofino, che dà il volto a Giulio, burbero professore universitario.

Per una commedia l’obiettivo principale è senz’altro quello di far passare due ore spensierate al pubblico, e anche se non ‘fa figo’ ammettere di trovare divertenti film di questa sorta, è impossibile negare che con “Sono un pirata sono un signore” si ride e anche spesso, soprattutto grazie alle gag affidate al grande mattatore Maurizio Mattioli, nei panni del cognato di Catello.

Probabilmente “Sono un pirata sono un signore” non sarà un capolavoro, ma ha il pregio di cercare di suscitare l’ilarità di chi guarda avvalendosi di una comicità meno volgare di quella del classico ‘cinepanettone’.

Quindi se siete amanti dei film di Natale o siete tra coloro a cui è piaciuto “Il principe abusivo”, potreste dare una ‘chance’ anche a questo terzo lungometraggio firmato da Tartaglia, e siamo sicuri che non ne sarete delusi.

Mirta Barisi

Articoli correlati

Condividi