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Solo per vendetta – Recensione

Sfoderando la stessa espressione per tutto il film, Nicolas Cage si ritrova suo malgrado a fare il giustiziere per conto terzi

(Seeking Justice) Regia: Roger Donaldson – Cast: Nicolas Cage, Guy Pearce, January Jones – Genere: Thriller, colore, 104 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 2 settembre 2011.

solopervendettaChe Nicolas Cage possieda una ridotta mimica facciale è cosa abbastanza nota. Il nipote di Francis Ford Coppola, che si trovi aggrappato sopra un treno in corsa o che venga a sapere che la sua famiglia è stata sterminata da un serial killer, può contare sostanzialmente su due espressioni: un sorriso spiritato oppure una faccia contrita tra il sofferente e l’incazzato. E questa seconda che la fa da padrone in “Solo per Vendetta”, del veterano Roger Donaldson.

Will, professore di liceo e marito innamoratissimo, una notte si ritrova in un ospedale dove hanno ricoverato la moglie pestata a sangue e violentata da uno sconosciuto. Invece di aspettare la solita trafila burocratica e giudiziaria si convince ad affidarsi ad una misteriosa associazione di cittadini vigilantes in grado di assicurargli una vendetta piena e assai rapida. Ovviamente in qualche modo dove saldare questa commissione e presto capisce di essersi invischiato in una loggia segreta che risponde alla parola d’ordine: “the hungry rabbit jumps” ed è orchestrata dal misterioso e farneticante Simon (Guy Pierce).

In tempi di diffusa convinzione che la giustizia ordinaria non sia in grado di mandare, e a lungo, in galera i responsabili di turpi atti di sangue, Donaldson rispolvera il genere rape and revenge virato nella sua variante vigilante movie, depurandolo di ogni esplicita efferatezza (un controsenso, visto che nell’economia del genere il mostrare violenze e atrocità serve a preparare lo spettatore al climax catartico della successiva violenza riparatrice) per puntare piuttosto su sistema mutualista di vendette in cui ogni vittima riceve giustizia per mano di un’altra.

E Cage, mansueto professorino inizialmente a disagio nelle vesti imposte di giustiziere, ci mette giusto un tempo per trasformarsi nel suo ruolo preferito, ovvero l’action hero che schiva camion a tutta velocità, guida fuoristrada contromano e lotta corpo a corpo in bilico su un parapetto, e ovviamente alla fine sconfigge i cattivi. Un film, dunque, girato col pilota automatico, anche se comunque non manca il ritmo e una buona fotografia di una città New Orleans che si è rimessa in piedi dopo il disastro Katrina ma ne reca ancora i segni fisici e soprattutto morali.

Vassili Casula

Solo per vendetta – Recensione

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