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Sinister – Recensione

Dal regista di “L’esorcismo di Emily Rose” e dai produttori di “Paranormal Activity” ci aspettavamo un po’ di più perché più che ‘sinister’ questa pellicola sotto alcuni punti di vista è un mezzo ‘disaster’

Regia: Scott Derrickson – Cast: Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Fred Dalton Thompson, James Ransone, Clare Foley – Genere: Thriller, colore, 110 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Koch Media – Data di uscita: 14 marzo 2013.

sinisterScrivere la sceneggiatura di un film horror comporta un bel po’ di rischi, il più grande di tutti è quello di scadere nel citazionismo non riuscendo ad aggiungere quel certo ‘quid’ che rende una pellicola destinata a rimanere nella memoria come tra le più terrificanti mai viste. Perché il punto è tutto qui, un horror deve far in modo che, una volta uscito dalla sala, il povero spettatore torni a casa e non possa fare a meno di dormire con la luce accesa sul comodino. Proprio questo ahinoi è il bersaglio che colpisce di striscio Scott Derrickson con la sua pellicola.

Già la trama di per sé non spicca per la sua originalità: di scrittori in preda al famoso blocco che decidono di rintanarsi in una casa isolata per scrivere il loro capolavoro assoluto ne è pieno il mondo del cinema e della letteratura, un esempio su tutti il terrificante “Shining” diretto da Stanley Kubrick, interpretato dal grandissimo di Jack Nicholson. Se a un filo narrativo già deboluccio ci aggiungi poi vari rimandi a pellicole come “The Ring”, “Paranormal Activity”, “L’esorcista” e lo stesso “Shining”, che il più delle volte non suscitano il terrore nel pubblico ma una sorta di fastidio misto a ilarità, e a questo ci aggiungi un cattivo che assomiglia ad una versione malefica del cantante dei Kiss Gene Simmons (tant’è che ti aspetti che possa iniziare a cantare “Rock n roll all nite” da un momento all’altro), potresti aver quasi fatto la fantomatica ‘frittata’.

Nonostante le numerose pecche a livello puramente narrativo Derrickson, inaspettatamente, riesce comunque a portare a casa un risultato tutto sommato dignitoso. Questo grazie soprattutto all’aspetto puramente tecnico del film. Sono infatti le musiche firmate da Christopher Young, le sequenze in cui si alternano campi lunghi e piani americani, e l’inserimento di inquietanti filmati girati con una camera a mano in una sgranata pellicola 8mm, a creare quel po’ di spavento che si prova durante la visione del film.

Oltre agli elementi tecnici contribuisce a suscitare interesse nello spettatore la caratterizzazione psicologica dei personaggi, il protagonista Ellison Oswalt su tutti interpretato in maniera convincente da Ethan Hawke. Ellison è un uomo che ha sperimentato sulla propria pelle sia l’ebbrezza del successo sia numerosi fallimenti, e sono proprio questi a spingerlo oltre ogni suo limite per tornare sulla cresta dell’onda, trasformandolo da padre e marito amorevole in uomo egoista e senza scrupoli, che si muove abilmente sul labile confine che separa il giusto dallo sbagliato. Ciò che scatena angoscia in chi guarda il film è proprio la vicenda umana di questo personaggio che fa sorgere spontaneamente due interrogativi: cosa siamo disposti a far pur di emergere? Veramente ognuno di noi potenzialmente, per il bisogno di affermazione sociale, sarebbe disposto a qualsiasi cosa?

A fare da spalla a Ethan Hawke troviamo l’attrice shakespeariana Juliet Rylance, nei panni di Tracy sua moglie, che offre un’interpretazione degna del suo curriculum. Tuttavia a brillare di luce propria è la piccola Clare Foley, già vista in “Mosse Vincenti”, che riesce a creare inquietudine nello spettatore fin dalla prima scena.

Dopo aver visto “L’esorcismo di Emily Rose”, avevamo pensato che Scott Derrickson avesse veramente qualcosa di nuovo da dire nel campo del genere ‘gore’, purtroppo questa volta con “Sinister” ha un po’ deluso le nostre aspettative, quindi ora attendiamo il secondo capitolo “Sinister 2” per poterci ricredere.

Mirta Barisi

Sinister – Recensione

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