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Single ma non troppo – Recensione

Single ma non troppo: la ricerca della propria solidità nella frenetica New York

  • Titolo originale: How to Be Single
  • Regia: Cristian Ditter
  • Cast: Dakota Johnson, Rebel Wilson,Damon Wayans, Andrew Holm, Alison Brie, Nicholas Braun, Jake Lacy con Jason Mantzoukas e Leslie Mann
  • Genere: Commedia,colore
  • Durata: 110 minuti
  • Produzione: Wringley Pictures
  • Distribuzione Warner Bross
  • Data uscita: 11 febbraio 2016

Single ma non troppo

Il titolo originale di “Single ma non troppo”, “How to Be Single”, condensa in maniera più chiara il senso del racconto che porta la firma di John & Silverstein. Il fine ultimo del procedere narrativo prende forma nella ricerca della propria identità, l’unica pozione per godere appieno e respirare l’ebrezza della dimensione del single. La storia, difatti, si sviluppa nel tentativo di trovare la propria dimensione e la giusta misura tra l’Io, con tutto ciò che esso contiene e significa, e il mondo circostante.

L’opera cinematografica, pur trattando e mettendo in evidenza contenuti consueti, interrogativi quotidiani, e ‘problemi’ di normale amministrazione, è portatrice di una chiave per nulla scontata.
Forte è lo spirito frizzante, leggero e comico che si legge, in un modo o nell’altro, in tutti i personaggi. Ognuno di questi mette in evidenza un aspetto della natura umana e del complesso mondo delle relazioni con gli altri. L’eterna innamorata, la cinica amante del sesso, la donna indipendente, il barista rubacuori, la donna con la fobia della solitudine… insomma la pellicola del regista Cristian Ditter presenta un’ampia rosa di sfumature dell’essere umano.

Single ma non troppo: non la solita commedia americana

Di assoluto interesse è la figura di Robin (Rebel Wilson) che serba, pur facendo trapelare esclusivamente cinica leggerezza e un approccio privo di sentimento alla vita, il valore dell’amicizia in tutta la sua preziosità e genuina importanza. L’unico personaggio scontato è Josh, il cui comportamento è ascrivibile allo stereotipo del ragazzo che ‘ritorna’ sui propri passi nostalgico delle vecchie abitudini.

Significativa la conclusione capace di trasmettere l’ebrezza del viaggiare sulle ‘proprie gambe’.
Interessante è inoltre la scelta dei luoghi in quanto riproduce la dicotomia che percorre l’intera storia cinematografica: luoghi della movida notturna e/o immolati al divertimento da una parte, casa e lavoro dall’altra.
Dunque “Single ma non troppo” porta sui grandi schermi interrogativi, questioni esistenziali e relazionali comuni con fresca ironia.

Marianna Cifarelli

12/02/2016

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