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Silverado – Recensione

Il genere western rispolverato in modo originale dal regista Lawrence Kasdan che può contare su un cast di tutto rispetto

Regia: Lawrence Kasdan – Cast: Scott Glenn, Rosanna Arquette, Kevin Kline, Kevin Costner, Danny Glover, Marvin J. McIntyre – Genere: Western, colore, 132 minuti – Produzione: USA, 1985.

silveradoNel selvaggio West americano del 1880, quattro ex detenuti si alleano, dirigendosi verso lo sperduto villaggio di Silverado. Si tratta dei fratelli Emmett e Jake (Scott Glenn e Kevin Costner), che vogliono salutare la madre prima di fuggire in California e di Paden (Kevin Kline) che vorrebbe stabilirsi lì per rifarsi una vita. Al terzetto si unisce il cowboy nero Malachi Johnson, che cerca di riunirsi alla sua famiglia di contadini. Purtroppo per loro Silverado non è affatto un paradiso e la popolazione è terrorizzata dalle scorrerie di una banda di criminali capeggiata dall’allevatore di bestiame McKendrick.

Fra duelli e inseguimenti i quattro sgomineranno i cattivi e riporteranno la pace nella cittadina. Lawrence Kasdan, nato come sceneggiatore, era da poco passato con successo alla regia, con “Brivido Caldo” (1981) e l’affresco generazionale di “Il grande freddo” (1983), quando nel 1985 ebbe l’idea di rispolverare il genere hollywoodiano per eccellenza: il western, che a metà degli anni Ottanta languiva ormai nel dimenticatoio delle Major.

Kasdan si era formato professionalmente accanto a George Lucas e Steven Spielberg per i quali aveva già scritto sceneggiature di successo come “L’impero colpisce ancora” (1980) e “I predatori dell’arca perduta” (1981). Dai suoi maestri e amici aveva compreso come il segreto delle grandi produzioni fosse proprio quello di riprendere i luoghi comuni di un genere portandoli a livelli spettacolari impossibili nei decenni precedenti.

“Silverado” porta impressi i segni di questa genesi: il film contiene infatti tutti i possibili luoghi comuni del genere. Il viaggio verso la frontiera, l’amicizia virile, il piccolo paese preda di banditi senza scrupoli, lo sceriffo corrotto, il bestiame in carica, ma tutto confezionato con inediti stile e maestria, quasi con i ritmi di una commedia o di un musical, con in aggiunta un tono di distacco ironico ad alleggerire il tutto. I tanti luoghi comuni contribuiscono ad esaltare le “sorprese” che il regista si diverte ad introdurre, da un cowboy afroamericano a uno sceriffo old-british.

Il mito del West viene apparentemente confermato, ma in realtà trasformato in un grande spettacolo che alla fine deve lasciare tutti soddisfatti nell’happy end spielbergiano. Non mancano neppure gli intermezzi romantici come i continui confronti fra Stella e Paden, ma c’è posto anche per la donna tutta d’un pezzo interpretata da Rosanna Arquette. Il film ha suo punto di forza proprio nell’abile direzione di un gruppo di attori eccezionali, primo fra tutti, nel ruolo di Paden, un grande Kevin Kline, spesso sottovalutato in queste sue interpretazioni dell’antieroe scanzonato, ma anche Kevin Costner, qui al primo ruolo importante della sua carriera, si rivela attento nel modulare le ambiguità del suo personaggio. Caratteristi di lusso da Jeff Goldblum all’ex Monty Python John Cleese al sempre bravo Brian Dennehy, completano un cast che fa funzionare il film come un meccanismo ad orologeria.

Fabio Benincasa

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