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Shame – Recensione

Shame on Bigotry! Vergogna al Bigottismo

Regia: Steve McQueen – Cast: Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Lucy Walters – Genere: Drammatico, colore, 99 minuti – Produzione: Gran Bretagna, 2011 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 13 gennaio 2012.

shameDi donne in abiti succiniti, seminude o nude ne è piena la televisione, il cinema e qualsiasi altro mass media esistente. Ne siamo talmente assuefatti che quasi non ci facciamo più caso se viene scelta l’immagine di un’avvenente ragazza in bikini per pubblicizzare un dentifricio o un servizio di porcellana o qualsiasi altro prodotto non abbia a che fare con il connubio mare-spiaggia-sole. Ma se un attore di Hollywood si mette letteralmente a nudo davanti le telecamere, questo sì che suscita clamore e sconcerto. Un uomo non può mettere a nudo le sue pudenda. È disdicevole. E siamo nel 2012, il Medioevo è passato da un pezzo.

Vergogna dunque al bigottismo (della critica). “Shame” il film di Steve McQueen, presentato in concorso alla 68° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, affronta la dipendenza dal sesso, assumendo il punto di vista forte e personale di Brandon (Michael Fassbender).

Uomo d’affari di New York, Brandon ha un’insaziabile voglia di sesso e non riesce a reprimere le sue pulsioni che sfoga, non solo con l’autoerotismo, ma anche con incontri occasionali con donne di professione, sconosciute e ragazze abbordate nei bar. Tutto questo porta Brandon ad isolarsi e vivere in maniera fredda i rapporti umani, primo fra tutti il tormentato rapporto con la sorella (Carey Mulligan), una spiantata cantante che cerca disperatamente di salvare il fratello mentre cerca di guarire se stessa.

La Coppa Volpi, il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia, è indubbiamente meritato dal poliedrico Fassbender, che riesce a dar vita ai tormenti dell’animo di Brandon, consapevole di deteriorare tutti i legami affettivi presenti e futuri per il suo comportamento, e al contempo incapace di districarsi dalla forza delle sue pulsioni, rimanendo vittima di esse.

Carey Mulligan dà vita a una ragazza interrotta, Sissy, che, come il fratello ma per motivi diversi, non riesce a gestire la propria esistenza, le proprie relazioni sentimentali, rimanendo imprigionata in una visione troppo ingenua della vita.

Un film che analizza un tema delicato e poco trattato, quello della dipendenza da sesso dal punto di vista maschile, esaminando la solitudine e la fragilità della vita del protagonista. Ma tale analisi sfiora solo la superficie e non si immerge nella profondità dei legami che Brandon instaura con la sorella e le persone che fanno parte della sua vita, lasciando spazio ad una visione più fredda che intima.

Parafrasando una famosa commedia shakespeariana “Molto rumore per nulla” dunque per “Shame” che, seppure in parte deludente dalle aspettative create tra lo scalpore e l’ovazione Veneziana, rimane un film di qualità, con un’originale e schietta visione di un tema delicato e scottante.

Eva Carducci

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