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Sex and the City – Recensione

Le quattro folli amiche della serie tv “Sex and the City” approdano al cinema, perdendo mordente e riproponendo trame e personaggi già visti o scontati

(Sex and the City: The Movie) Regia: Michael Patrick King – Cast: Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis, Cynthia Nixon, Chris Noth, Candice Bergen, Jennifer Hudson, David Eigenberg, Evan Handler, Jason Lewis, Mario Cantone – Genere: Commedia, colore, 140 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 30 maggio 2008.

sex-and-the-cityTremate, tremate, le ragazze terribili son tornate! Ma poi, perché dovreste tremare? Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda vengono portate di nuovo sullo schermo, questa volta al cinema, ma il risultato lascia, ahimè, molto a desiderare. Sono passati tanti anni dall’ultima puntata della famosa serie e le nostre amiche continuano a cercare di capire cosa ha senso nell’amore.

Apparentemente, Miranda (Cynthia Nixon) e Charlotte (Kristin Davis) sono felicemente maritate e con prole, mentre Samantha (Kim Cattrall) ha una focosa relazione ormai fissa con un bellone di Hollywood e… Carrie (Sarah Jessica Parker) si prepara a convolare a nozze, ovviamente con il suo Mr. Big (Chris Noth). La quiete viene turbata da una sequenza di litigi, incomprensioni e problemi di cui nessuna vuole davvero parlare, che riportano le quattro ad una temporanea vita non tanto da single, quanto da casalinghe disperate. Ovviamente, il bene trionferà, in maniera stucchevole e “rosa”.

I fan della serie non potranno che restare delusi da questa trasposizione cinematografica di “Sex and the city”: le trame erano già state concluse e sembrano venire riaperte unicamente a scopo di marketing, per dare vita ad una sceneggiatura che ha ben poco dell’ironia tagliente di un tempo e molto più della paradossale ilarità e semplicità dei romanzi di Sophie Kinsella. Le nostre amiche hanno perso smalto: le vediamo alle prese con numerosissime sfilate, in una costante ricerca del look adatto e del giusto Glamour, e poco tese a vedere dentro di sé, alla ricerca della seconda G, ossia quella del “Grande amore”.

Alcune situazioni sono spesso grottesche e paradossali, prive della finezza stilistica cui ci eravamo abituati, ed indubbiamente la piatta regia di Michael Patrick King poteva adattarsi meglio ad una lunga puntata televisiva, più che a due ore e mezza di film. I doppiatori, fortunatamente, sono sempre gli stessi, il montaggio un po’ lento ma comunque accettabile, la fotografia piatta e degna di uno show televisivo in digitale più che di una ripresa in pellicola.

Insomma: se vi è mancata Carrie, se vi sono mancate tutte quante, ovviamente andate al cinema a vederle, aspettandovi però 145 minuti di puntate della serie, con un po’ di forzature, e non un vero film.

Claudia Resta

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