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Senna – Recensione

A diciassette anni dalla scomparsa del più geniale pilota di Formula Uno giunge finalmente sugli schermi un film che lo ricorda: “Senna – Senza paura. Senza limiti. Senza Pari” diretto da Asif Kapadia

Regia: Asif Kapadia – Cast: Ayrton Senna, Alain Prost, Frank Williams – Genere: Documentario, colore, 105 minuti – Produzione: Gran Bretagna, 2010 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 11 febbraio 2011.

sennaIl documentario “Senna” ripercorre la vita privata, gli amori, ma soprattutto la carriera e il percorso spirituale di Ayrton Senna nel decennio che va dallo storico Gran Premio di Monaco, sotto la pioggia del 1984, al tragico incidente che lo strappò ai suoi cari e ai suoi fan, nel maggio 1994.

Punto di forza della pellicola, che appassionerà e commuoverà anche coloro che non seguono abitualmente la Formula Uno, è storia di quest’uomo straordinario raccontata attraverso sequenze mai viste prima.

Lo sceneggiatore Manish Pandey e il produttore James Gay-Rees hanno, inoltre, potuto contare per la prima volta sul consenso e sulla collaborazione della famiglia Senna, che ha mostrato fin dall’inizio di gradire il progetto rispetto ad altri che gli erano stati proposti.

La realizzazione dell’eccezionale film documento è stata affidata al regista anglo-indiano Asif Kapadia, vincitore del premio BAFTA per “The Warrior” (2001), che ha da sempre mostrato un interesse per gli outsider, personaggi fuori del comune, che vivono ai margini o in circostanze estreme. Ayrton Senna, outsider, lo era sicuramente: era uno che amava portare avanti le proprie idee con determinazione, che non sopportava le ingiustizie (vedi nel film gli scontri con il presidente della FIA Jean-Marie Balestre), che raggiungeva obiettivi superando ogni avversità.

Kapadia si è avvicinato al mondo della Formula Uno da profano, ammettendo di non conoscere la carriera del pilota tre volte campione del mondo, eppure ha saputo raccontare al meglio il personaggio Ayrton Senna. La scelta vincente del regista è stata quella di far parlare le immagini (molte delle quali inedite) lasciando volutamente le voci degli intervistati fuori campo. Tutto ciò contribuisce alla continuità narrativa del film e pone Ayrton al centro dell’attenzione, quasi a volerci narrare egli stesso la sua storia.

Le splendide musiche di Antonio Pinto (noto per “City of Gods”) sottolineano a tratti la tensione delle gare, a tratti la spiritualità del campione, con l’obiettivo di orchestrare i sentimenti del pubblico fino a portarlo alle lacrime.

Particolarmente toccante è la sequenza della vittoria del Gran Premio del Brasile del 1991, quando un Ayrton Senna, già due volte campione del mondo, impazzisce di gioia nel salire per la prima volta sul podio del suo Paese natale. Ricche di adrenalina sono invece le immagini della rivalità con il collega Alain Prost (una delle voci narranti del film). Lo scambio di sguardi tra i due prima di scendere in pista evoca quello di due eroi omerici pronti a partire per la guerra. Lo spettatore raggiunge però il picco di emotività nel rivedere le immagini del maledetto fine settimana del primo maggio 1994, quando il pilota perse la vita. Quel giorno tutte le inquadrature sono concentrate sul volto di Senna, già molto teso per i due incidenti a Barrichello e Ratzenberger avvenuti nello stesso weekend.

Kapadia ama analizzare il linguaggio del corpo del protagonista in situazioni critiche tentando, tuttavia, di mostrarne angolature finora mai viste. Colpisce, anche la grande partecipazione emotiva del popolo brasiliano ai funerali del pilota, che con lui perde una bandiera e la speranza di riscatto da una vita difficile.

A concludere questo eccezionale documento l’inquadratura sulla tomba di Ayrton con l‘incisione della frase di San Paolo: “Nulla mi può separare dall’amore di Dio”… né da quello dei suoi fan, che continuano a venerarlo e che ameranno sicuramente questa pellicola.

Per quei pochi che potrebbero non aver conosciuto il Senna pilota o uomo, l’opera di Kapadia costituisce un buon mezzo per iniziare ad apprezzarlo e a rimpiangerlo.

Ilaria Capacci

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