Eco Del Cinema

Scusa ma ti voglio sposare – Recensione

Discutibile commedia sentimentale del filone Moccia, piena di stereotipi e priva di contenuti cinematograficamente validi

Regia: Federico Moccia – Cast: Raoul Bova, Michela Quattrociocche, Luca Angeletti, Francesca Antonelli, Francesco Apolloni, Cecilia Dazzi, Michelle Carpente, Beatrice Valente, Francesca Ferrazzo, Rossella Infanti, Ignazio Oliva, Cristiano Lucarelli, Pino Quartullo, Andrea Montovoli, Francesco Arca – Genere: Sentimentale, colore, 100 minuti – Produzione: Italia, 2009 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 12 febbraio 2010.

scusa-ma-ti-voglio-sposareCi siamo! Irruento come ogni anno arriva San Valentino, e con esso il momento in cui il nostro cinema si diletta nel sfornare a rotta di collo commedie romantiche che portano con sé un carico esponenziale di banalità. Ammettiamo per un momento che ci stiamo sbagliando e che siamo del tutto incapaci di comprendere che cosa il pubblico voglia che gli si venga raccontato. Il mondo va in questa direzione e noi dobbiamo adattarci o addirittura accontentarci?

Come se di storie di romanticismo e amori ostacolati la letteratura, e lo stesso cinema, non ci avessero già dato un ampio quadro sfaccettato. Quello che però ci impedisce di vivere questo tipo di cinema in maniera del tutto distaccata, concedendoci un’ora abbondante di relax puro e semplice, è la mancanza di contenuti. Se mettiamo da parte una obsoleta, e oramai per fortuna superata, questione dell’uomo più maturo della donna, siamo trascinati in un vortice dalla quale non vediamo l’ora di uscire.

Matrimoni che falliscono, neonati a carico, quarantenni sull’orlo di una crisi di nervi, scelte da prendere, ripensamenti e quant’altro, francamente sono un copione già visto. C’è chi sostiene la tesi che la vita abbia una limitata combinazione di situazioni e che gira e rigira si finisca col trattare sempre gli stessi argomenti. Non siamo d’accordo, anche una scelta impegnativa come quella di sposarsi ha racchiuse in sé mille e uno problematiche che meritano di essere affrontate, e non accantonate per rifarsi a un’inutile riproposizione della commedia all’italiana che aveva il merito, quantomeno, di non essere scontata, ma divertente in maniera intelligente.

Siamo altresì disposti a non partire prevenuti, se non fosse per il fatto che la nostra coscienza cinematografica ci obbliga ad essere rispettosi di quella tradizione nostrana che è stata il fiore all’occhiello del nostro cinema. Un ringraziamento speciale lo vogliamo dedicare a Pino Quartullo e Cecilia Dazzi, unici fari impregnati di ironia in questa oscurità demenziale.

Serena Guidoni

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