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Saw V – Recensione

Cambio di regia per il franchise di “Saw”, che non perde la dose consueta di orrori e lo stile da torture movie, ma molta dell’originalità che aveva caratterizzato i primi film

Regia: David Hackl – Cast: Tobin Bell, Costas Mandylor, Scott Patterson, Julie Benz, Meagan Good, Shawnee Smith, Betsy Russell, Carlo Rota, Mark Rolston, Greg Bryk, Samantha Lemole, Laura Gordon – Genere: Horror, colore, 88 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 5 dicembre 2008.

sawVLa regia del quinto film della saga di “Saw”, capace di inchiodare alle poltrone migliaia di spettatori, è toccata stavolta a David Hackl. In questa nuova storia l’eredità sta per giungere al termine, Hoffman è apparentemente l’ultimo sopravvissuto, ma quando viene alla luce il suo segreto, occorre tentare di tutto per mettere a tacere le voci a qualunque costo. Così “Saw V” si rivela essere l’ennesima opera ricca di torture e scene agghiaccianti.

Per quanto la regia e la sceneggiatura ci suggeriscano l’ambientazione, il film resta però un punto di domanda. Se “Saw” è passato alla storia nel 2004 come capolavoro geniale, dopo gli altri tre, il quinto ne risulta indebolito notevolmente. L’effetto sorpresa del primo è svanito da tempo e con esso anche il suo ricordo. “Saw V” sembra la ripetizione spasmodica di sofferenze e atrocità.

Il gioco della vita, che caratterizza tutti i precedenti lavori, viene quasi messo in disparte, trattandolo in secondo piano. Le vittime acquisiscono sempre meno importanza, le si vede in brevi tranches e, ormai, senza nemmeno troppa attenzione. Per quanto si ponga l’accento sulla questione morale delle azioni degli uomini, “Saw V” non colpisce. In compenso questa interminabile saga porta con sé delle mirabili azioni. Già dal 2004 la Lionsgate e la Twisted Pictures si sono impegnate nel promuovere le donazione di sangue alla Croce rossa. Da allora sono state raccolte migliaia di pinte di sangue e dal 2007 si è unita anche la Croce rossa americana e Yahoo!.

Il motto è “Danne finché fa male”, azzeccato e coraggioso. Possiamo allora sperare in un “Saw VI”… forse solo per garantire il proseguimento della campagna avviata quattro anni fa.

Jacopo Lubich

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