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Sanguepazzo – Recensione

Marco Tullio Giordana riporta alla luce la storia di due attori degli anni ’20-30, uccisi dagli antifascisti a fine guerra

Regia: Marco Tullio Giordana – Cast: Monica Bellucci, Luca Zingaretti, Alessio Boni, Maurizio Donadoni, Giovanni Visentin, Luigi Diberti, Paolo Bonanni, Mattia Sbragia, Alessandro Di Natale, Tresy Taddei – Genere: Drammatico, Storico, colore, 150 minuti – Produzione: Italia, 2008 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 23 maggio 2008.

sanguepazzoMarco Tullio Giordana ha presentato fuori concorso al Festival di Cannes questo suo nuovo lavoro che sarà successivamente programmato in televisione in versione più lunga. Il film prende spunto dalla vera storia dei due attori del cinema dei “telefoni bianchi” Luisa Ferida e Osvaldo Valenti. Entrambi cocainomani, i due attori amanti aderirono alla Repubblica di Salò, stabilendosi prima a Venezia e poi a Milano, dove si consegnarono ai partigiani a pochi giorni dalla Liberazione. Accusati di collaborazionismo Ferida e Valenti vennero fucilati dagli antifascisti il 30 aprile 1945.

Il regista ha chiarito che, non essendoci certezze documentali sulle vicende dei due divi del cinema anni ‘30, “Sanguepazzo” è basato su una ricostruzione di fantasia che ruota attorno a un personaggio inventato, Golfiero, interpretato dall’ottimo Alessio Boni. A Giordana va il merito di aver portato sullo schermo una storia poco conosciuta, realizzata con una regia sapiente, ottima fotografia e ricostruzione storica (coadiuvata da spezzoni di cinegiornale dell’epoca).

La narrazione parte dalla fine, ovvero dal momento della resa di Osvaldo Valenti ai partigiani nel 1945 e, attraverso l’utilizzo dei flashback, si procede a ritroso ricostruendo il passato dei due attori fin dalle origini della loro carriera cinematografica e della loro storia d’amore. Per tutta la durata del film si ha la sensazione che le accuse di collaborazionismo e di torture rivolte a Ferida e Valenti e mai sostenute durante un regolare processo fossero forse un po’ esagerate e che i partigiani, in casi come questi, giustiziassero degli innocenti.

Si sono scatenate contro il regista una serie di accuse di revisionismo per aver sollevato il velo su verità molto scomode e per aver violato quella parte di storia italiana chiamata Resistenza, che per tanti anni è stata considerata sacra ed intoccabile.

Marco Tullio Giordana, che nei film di ricostruzione storica dà sempre il suo meglio come ne “La Meglio Gioventù”, ha motivato la sua scelta con la volontà di mostrare il paese diviso in due dall’odio, argomento purtroppo tuttora di stretta attualità. Non si possono non citare i tre protagonisti principali che arricchiscono una pellicola già tecnicamente perfetta. Monica Bellucci offre una prova di recitazione superiore alle precedenti.

Sotto la regia di Marco Tullio Giordana Alessio Boni è sempre stato bravissimo (basti pensare a Matteo interpretato in “La Meglio Gioventù”) e anche questa volta il suo Golfiero, travagliato e combattuto tra l’omosessualità e l’attrazione per Luisa, è davvero impeccabile. Nulla da eccepire anche sull’interpretazione di Luca Zingaretti che stavolta è un personaggio negativo totalmente differente dai suoi precedenti, ma lo fa con grande espressività e professionalità.

Ilaria Capacci

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