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San Valentino di sangue 3D – Recensione

Remake di “My Bloody Valentine” degli anni ‘80, “San Valentino di sangue 3D”  si colloca con merito nel filone degli shasher movie

(My Bloody Valentine 3D) Regia: Patrick Lussier – Cast: Jensen Ackles, Jaime King, Kerr Smith, Kevin Tighe, Edi Gathegi – Genere: Horror, colore, 101 minuti – Produzione: USA, 2009 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 8 maggio 2009.

san-valentino-di-sangue-3dIl recente ritorno di fiamma del cinema per il 3D ed i mitici occhialini con lenti rosse e blu non poteva non coinvolgere anche il genere horror, connubio questo che negli anni ’80 aveva già garantito ottimi incassi con film quale “Lo squalo 3” e “Amityville III”.

L’occasione è il remake di un celebre horror del 1981 “My Bloody Valentine” (nome che ha ispirato anche un famoso gruppo dark punk) amatissimo dai cultori del genere, Quentin Tarantino in testa. In una cittadina mineraria, il 14 febbraio, un incidente provoca la morte di cinque operai. L’unico sopravvissuto, Harry Warden, si risveglia dal coma dopo un anno e massacra 22 persone a colpi di piccone prima di essere ucciso dalla polizia locale. A distanza di una decade, un killer vestito da minatore torna a colpire negli stessi luoghi. Direttamente coinvolti sono tre giovani ,Tom, Sarah e Axel presenti il giorno del massacro e ora possibili vittime del ritorno di Warden. Ma non era morto dieci anni prima?

Chi frequenta il genere sa bene che per giudicare un film slasher i parametri da tenere maggiormente in considerazione sono il body count (ovvero il numero di corpi squartati), la quantità di sangue versata e organi sviscerati, la varietà nelle modalità di uccisione e il numero di giovani bionde, mezze nude che, tra strilla di ogni tipo, finiscono inesorabilmente per incrementare il contatore degli ammazzamenti.

In base a queste premesse “San Valentino di sangue 3D” si colloca come un prodotto più che dignitoso, penalizzato da una recitazione generale ben al di sotto del minimo sindacale ma con l’indubbia capacità di tenere viva, tra un torace squartato e l’altro, anche la suspance su quale sia effettivamente l’identità del serial killer. Ma è naturalmente il ricorso agli effetti speciali a rendere appetibile l’intera operazione.

Grazie anche agli indubbi progressi nel campo del tridimensionale, lo spettatore si ritrova da subito letteralmente in mezzo a picconi volanti, occhi trafitti, spruzzi di sangue, cuori pulsanti a pochi centimetri dal naso. Un’ora e mezzo di puro intrattenimento, divertiti anche dal vedere le teste degli spettatori davanti a noi spostarsi per evitare la pallottola che nel finale, prima di trafiggere il minatore assassino, sembra davvero sibilare in mezzo alle poltrone. Da qui ad ipotizzare, come sostengono alcuni, che il 3D diventerà col tempo lo standard per tutte le produzioni cinematografiche ce ne passa comunque parecchio.

Vassili Casula

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