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San Andreas – Recensione

San Andreas: Brad Pyton racconta lo sciame sismico che devastò la California

  • Regia: Brad Pyton
  • Cast: Dwayne Johnson, Carla Gugino, Alexandra Daddario, Ioan Gruffud, Archie Panjabi, Paul Giamati
  • Genere: Thriller, colore, 104 minuti
  • Produzione: Beau Flynn
  • Distribuzione: Warner Bros. Pictures
  • Data di uscita: 28 maggio 2015

Dwayne Johnson e Carla Gugino in un thriller catastrofico dove un disastro sismico è affiancato alle scosse coniugali dei due protagonisti. Nulla di nuovo e poca suspance per quest’ultimo lavoro di Brad Pyton.

San Andreas

Locandina San Andreas

L’opera cinematografia di Brad Pyton, la cui sceneggiatura porta il nome di Carlton Cuse, pone la lente d’ingrandimento sulle vite di Ray (Dwayne Johnson), sua moglie Emma (Carla Gugino) e la loro figlia Blake (Alexandra Daddario); lente attraverso cui lo spettatore vive il terremoto che distrugge Los Angeles, San Francisco e tutte le città che si snodano a ridosso della Faglia di Sant’Andreas in California. La microstoria di Ray, un pilota della squadra di soccorso dei pompieri di Los Angeles con una situazione familiare delicata, s’inserisce ed è attraversata da un evento ascrivibile a ciò che si definisce macrostoria: un disastro ambientale di portata globale.

“San Adreas”: prevedibile e scontato

Il prodotto filmico è denso di azione e colpi di scena che se da una parte catturano l’attenzione dello spettatore, dall’altra non propongono niente di nuovo. Prevedibile fin dall’inizio l’esito delle avventure che vedono protagonisti Ray e Emma a Los Angeles e Blake a San Francisco. Altrettanto scontati gli intrecci sentimentali che irrorano la storia, come il bacio fra Blake e Ben, il giovane appena conosciuto con il quale Blake vive la lotta alla sopravvivenza a San Francisco o il riavvicinamento di Ray e Emma.

“San Adreas”: mero elogio nazionalista?

Paradossale e quasi fuori luogo il salvataggio iniziale di una ragazza vittima di un rovinoso incidente; la scena appare quasi un mero elogio all’efficienza delle forze di soccorso californiane. Altro momento pateticamente nazionalista è la scena finale che, alla battuta ‘’Ricostruiremo tutto’’ di Ray in risposta al ‘‘Cosa faremo ora?’’ di Emma, vede srotolarsi la bandiera statunitense all’interno di una San Francisco devastata. Ai margini, pur essendo forse l’aspetto più significativo, è il comportamento del compagno di Emma, Daniel, emblema di un tipo di reazione al pericolo estremamente egoista che ricorda la famigerata locuzione latina ‘mors tua vita mea’. Daniel è inquadrato in una lotta alla sopravvivenza personale in netto contrasto con le avventure che avviluppano i restanti personaggi protagonisti. Interessante la tenacia e l’intraprendenza delle due donne, quanto l’acume pratico e risolutivo dei protagonisti all’interno delle situazioni di estremo pericolo vissute. Inquadrature e montaggio, in perfetto stile americano, calcano lo spirito epico e apocalittico quanto di tensione e azione che irrora l’intera storia. Inoltre il tentativo di coinvolgere lo spettatore nel vivo della vicenda filmica attraverso l’uso della tridimensionalità risulta farraginoso per la non eccellente qualità del 3D. Dunque, un film che non annoia ma nemmeno stupisce. Un’epica avventura scontata e priva di spessore e novità.

Marianna Cifarelli

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