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Salvo – Recensione

Nella Palermo di Salvo e Rita uno squarcio di luce e una speranza d’amore

Regia: Fabio Grassadonia, Antonio Piazza – Cast: Luigi Lo Cascio, Saleh Bakri, Sara Serraiocco, Giuditta Perriera, Mario Pupella – Genere: Commedia sentimentale, colore, 104 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Good Films – Data di uscita: 27 giugno 2013.

salvo-locUna pellicola silenziosa e forte che sembra quasi un western a tinte noir girato nel deserto. Invece è la Sicilia la cornice di questo film, la Palermo dura e inflessibile sotto il giogo della mafia.

Salvo non uccide Rita, la sorella dell’uomo che ha appena ammazzato, la rapisce e la nasconde in un posto segreto in cui va a trovarla e le porta cibo e acqua. La vuole viva, la vuole guardare, vuole che lei cominci a guardare. Rita era cieca e il primo viso che scorge dopo l’assassinio del fratello è il suo. Questo li legherà imprescindibilmente fino quasi a far scattare un amore, un amore improbabile, nascosto e mai veramente dichiarato, ma che darà la spinta necessaria a Salvo per ribellarsi al boss della malavita per cui lavora negandosi una vita.

La vicenda è articolata all’interno di una forma drammaturgica classica, che coinvolge vari generi tutti da subito riconoscibili: il noir, la storia d’amore, la commedia nera attraverso la coppia di piccolo borghesi (di cui fa parte l’interpretazione singolare di Luigi Lo Cascio) e il western all’italiana pieno di personaggi epici e desertici dell’entroterra siciliano. La realtà è ben descritta, in particolare attraverso i suoni: Salvo e Rita comunicano con pochissime parole, ma i loro gesti, i loro movimenti sono sonorizzati al massimo, si sente come un’eco in tutte le scene, i personaggi a fare più rumore in questo film sono stranamente quelli secondari. Non c’è traccia di stereotipi, tutto quello che si vede sullo schermo è di un’originalità fresca e sorprendente. Le scene d’azione sono molte e studiate alla perfezione, creano la giusta suspense e non appaiono mai scontate, semmai crude e spietate, senza scrupoli e servite agli occhi degli spettatori senza complimenti.

Il film parla di due tipi molto diversi di cecità: quella fisica di Rita e quella morale di Salvo, il loro incontro genera il cambiamento e quindi offre quel barlume di speranza che trasforma un killer a sangue freddo della mafia siciliana in un essere umano capace di sacrificarsi per un qualche genere d’amore. Il personaggio di Salvo si ama immediatamente, è forte, è bello e sicuro di sè: il suo fisico, la sua presenza è totalizzante, riempie lo spazio filmico e lascia difficilmente guardare altrove.

La fotografia è un tocco di esperienza magistrale e si gode facilmente dall’inizio alla fine. I colori di queste immagini sono perfetti.

La colonna sonora composta da un’unica canzone, “Arriverà” dei Modà, accompagna ogni scena dando un tocco di inaspettato romanticismo e sottolineando il motivo sentimentale che unisce i due protagonisti fin dal loro primo tragico incontro.

È davanti al mare che a un certo punto iniziano i titoli di coda lasciando nello spettatore un senso di tristezza misto a speranza che non è facile dimenticare.

Paola Rulli

Salvo – Recensione

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