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Sagràscia – Recensione

È un road movie visionario ambientato in Sardegna, l’opera prima del giovane regista sassarese Bonifacio Angius “Sagràscia”

Regia: Bonifacio Angius – Cast: Giuseppe Mezzettieri, Stefano Deffenu, Francesca Niedda, Daniele Marrosu, Pietro Pittalis, Mark Romaguera, Domenico Montixi – Genere: Commedia, colore, 71 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Data di uscita: 11 novembre 2011.

sagrasciaUn bambino cade dalle scale e sopravvive a un incidente che potrebbe essere mortale. La nonna per ringraziare il santo che l’ha salvato lo veste da frate e lo manda a piedi in pellegrinaggio.

Tutto il film di Angius è un lungo sogno del piccolo Antoneddu o forse no. Sulla sua strada incontra una serie di strani personaggi, da una giovane donna a una banda di gitani. C’è anche una banda di bambini tremendi e un giovane che sembra un barbone.

L’intento del giovane regista è di trasportare lo spettatore in una dimensione onirica, in una Sardegna bucolica. E ci riesce anche se il film ha alti e bassi. Sono bellissimi i pezzi con gli zingari con la faccia bruciata dal sole e con il cugino che non dice una parola. Certo, non è il tipo di pellicola di facile fruizione per il pubblico.

Del resto, in conferenza stampa, Angius ha citato “The Tree of Life” di Malick. Altro suo modello di riferimento per lui è il grande Pier Paolo Pasolini, di cui il regista cita apertamente “Uccellacci e uccellini”. E c’è un che di felliniano anche nell’uso delle musiche, che ricordano molto Rota.

E proprio la colonna sonora è uno dei punti di forza del film e porta la firma di Carlo Doneddu.

“Sagràscia” è una produzione indipendente, è patrocinato dall’Associazione Giovani Produttori Cinematografici e sostenuto nella distribuzione da Distribuzione Indipendente, che si è distinta nel 2009 con “Falene” di Andres Arce Maldonado. Costato solo 20.000 euro, il film è girato con perizia, anche se è confusionario per stessa ammissione del regista. Buoni i giovani interpreti tutti non professionisti, tra cui spiccano i due giovani Mezzettieri e Marrosu.

Ivana Faranda

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