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Role Models – Recensione

“Role Models”: modelli da ridere

Regia: David Wain – Cast: Seann William Scott, Paul Rudd, Christopher Mintz-Plasse , Bobb’e J. Thompson, Jane Lynch, Ken Jeong – Genere: Commedia, colore, 99 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: Universal Pictures Italia – Data di uscita: 22 maggio 2009.

role-modelsPer frat-pack si intende si intende il gruppo, ormai ampio, di giovani attori, spesso anche coautori, che dalla metà degli anni Novanta appaiono regolarmente insieme in commedie americane di successo (“Ti presento i miei”, “Molto Incinta”, “40 anni vergine”, “Tropic Thunder”, etc. etc) condividendo lo stesso senso dell’umorismo basato sul grottesco, l’assurdo, il demenziale, spesso con battute e situazioni a sfondo sessuale che gli costano regolarmente quantomeno un divieto R (ovvero un V.M.17).

Tra i capofila sicuramente Ben Stiller, Jack Black e Vincent Vaughn, ma anche tanti attori “minori” tra cui Paul Rudd e Seann William Scott, protagonisti di “Role Models” che, diciamolo subito, è uno dei migliori frat pack movies degli ultimi tempi. Wheeler e Donny, per lavoro, promuovono un improbabile energy drink vestiti da minotauri in giro per le scuole. A causa di un comicissimo incidente vengono condannati a 150 ore di lavoro sociale per un’associazione che assiste bambini disadattati.

Dalla direttrice ex cocainomane, a Wheeler viene assegnato un simil Arnold sboccatissimo, a Donny un nerd complessato e dipendente dai giochi di ruolo. Dopo un iniziale disorientamento tra i quattro si formerà un legame che andrà oltre il tutoraggio e gli obblighi imposti dal tribunale.

Quello che rende “Role Models” un film assolutamente riuscito è l’indubbia complementarietà comica, tra Wheeler, faccia da figlio di buona donna e sex addicted, e Donny intristito dalla vita e in crisi di identità. I due trentenni vengono messi alla prova in un ruolo da quasi padri adottivi dapprima con imbarazzo e quasi rifiuto, poi affezionandosi lentamente ai due ragazzini, fino a ritrovarsi inaspettatamente più maturi. Il tutto in mezzo ad una divertente umanità di sfigati.

Attraverso situazioni politicamente scorrettissime, vengono ridicolizzate e portate all’assurdo fissazioni americane come la musica e il kitschume glam rock dei Kiss, il sesso compulsivo, le terapie riabilitative ma soprattutto i role play fantasy alla “Dungeons and dragon”. Ovviamente non stiamo parlando di humour raffinato e cinema d’autore (concetto comunque quanto mai discutibile) ma di un prodotto di genere ben confezionato e che svolge appieno il suo compito: far ridere. E scusate se è poco!

Vassili Casula

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