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Roba da matti – Recensione

“Roba roba matti”: un film che è riuscito a dare voce al mondo che si cela dietro gli occhi di persone diversamente normali

Regia: Enrico Pitzianti – Genere: Documentario, colore, 80 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Eia Film – Data di uscita: 20 aprile 2012.

robadamatttiiParla della vita normale di persone speciali il docufilm di Enrico Pitziant “Roba da matti”, in uscita sugli schermi nazionali il 20 aprile, dopo aver sbancato i botteghini sardi lo scorso marzo.

Girato in soli tre mesi, “Roba da matti”, racconta la straordinaria storia di resistenza in difesa di “Casamatta, residenza socio assistenziale di Quartu Sant’Elena in Sardegna sotto sfratto dal 2009, in cui vivono otto persone.

Non c’è sceneggiatura ma aleggia su tutta l’opera una sorta di aura poetica che circonda queste otto persone/personaggi che raccontano la propria vita senza filtri, da una semplice azione quotidiana, come fare la spesa, all’espressione dei loro sentimenti, raccontando i propri sogni, gioendo o piangendo.

Gli attori guardano in camera, cosa che normalmente non si fa nel cinema, ma che nel loro caso funziona molto, facendo scattare immediatamente l’empatia con lo spettatore che entra nelle loro vite. Insieme agli otto interpreti, Cenza, Maria Antonietta, Patrizia, Sergio, Stefano, Silvana, Lorena e Pinuccio c’è una donna forte come Gisella Trincas presidente dell’associazione Asarp Casamatta e sorella di uno degli ospiti. E’ lei, insieme a Stefania responsabile della struttura, a tirare i fili della storia e a difendere la sua creatura. Del resto, ha tutti contro, dagli psichiatri locali alle “brave persone” che hanno paura dei suoi “matti”.

Per tutto il film assistiamo alla difficile ricerca di una nuova casa, a causa della legge n.180/78, più conosciuta come legge Basaglia, che decretò la chiusura dei manicomi. La pellicola porta in scena anche i sogni e i desideri delle persone con sofferenza psichica, vittime di questa immediata chiusura. Tra loro spicca per l’intensità del personaggio, la vecchia Cenza, di cui s’intuisce un’antica bellezza e una certa istruzione, ricordando quasi Alda Marini, poetessa che ha passato gran parte della sua vita in manicomio.

Ma ci sono anche Silvana e Lorena, molto più giovani di Cenza: la prima è innamorata del suo fidanzato, con il quale vuole andare a convivere, mentre la seconda è ancora quasi un’adolescente.

Il documentario nasce dall’incontro tra il regista sardo Enrico Pitzianti e Gisella Trincas, che cercava in tutti i modi di difendere Casamatta, in pericolo dopo 17 anni di attività. E infatti, dopo il successo di “Roba da matti” in Sardegna, lo sfratto è stato sospeso momentaneamente.

Ha dato il suo contributo al film il sindaco di Quartu Sant’Elena, Mauro Contini, che ha deciso in tal modo di investire nella cultura del suo territorio, una scelta coraggiosa in un momento così difficile per l’economia nazionale.

Il risultato è uno straordinario ritratto di coloro che soffrono di sofferenza mentale, ma che tuttavia hanno dentro un mondo ricchissimo tutto da scoprire in una Sardegna che, una volta tanto, non è da cartolina. E loro, i “matti”, bucano letteralmente lo schermo e colpiscono al cuore lo spettatore.

Si ride ma ci si commuove anche tanto.

Bello il montaggio alquanto atipico, che non nasconde il regista ma lo rende attore pure lui con la sua videocamera.

Ivana Faranda

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