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Rob Roy – Recensione

La lotta dell’impavido Liam Neeson, nei panni del leggendario eroe scozzese Rob Roy, contro il perfido Tim Roth

Regia; Michael Caton-Jones – Cast: Liam Neeson, Jessica Lange, Tim Roth, John Hurt, Eric Stoltz, John Hurt, Brian Cox, Jason Flemyng – Genere: Avventura, colore, 139 minuti – Produzione: Gran Bretagna, 1995.

robroyCon “Rob Roy”, Michael Caton-Jones, che può vantare collaborazioni con i più grandi nomi del cinema (De Niro, DiCaprio, Willis, Gere, Fonda, Franco, Stone), torna a dirigere un cast di tutto rispetto: Liam Neeson, Jessica Lange, Tim Roth, John Hurt, Eric Stoltz. Il film ripercorre la vera storia di Robert Roy McGregor (Neeson), un capo clan scozzese che per risollevare la struggente sorte della sua gente (dovuta a sfavorevoli condizioni ambientali ma soprattutto dall’avida nobiltà inglese) chiede e ottiene un prestito di 1000 sterline dal marchese John Graham di Montrose (Hurt) al fine di comprare una mandria di bestiame e rivenderla con profitto.

Il denaro però è subito rubato da Archibald Cunningham (Roth), un avido inglese che lavora presso il marchese, che uccide un amico di Rob, il quale viene ritenuto responsabile dell’accaduto.

Il regista mette in risalto l’avidità e la corruzione della nobiltà inglese e l’onestà e l’onore dell’umile popolo che non è disposto a macchiarsi di alcun crimine; infatti quando il marchese offrirà a Rob di testimoniare il falso contro il duca di Argyll, per estinguere il suo debito, questo non accetterà pur di salvare il suo nome e riuscirà a sottrarsi all’arresto.

Benché le vendette del marchese siano prevedibili (tra cui lo stupro della moglie Mary, interpretata dalla Lange) tengono ugualmente lo spettatore col fiato sospeso. Inevitabile (e scontato) è dunque il duello finale tra Rob e Archibald, che regala un epilogo dai toni epici.

Il film è ambientato nel 1713; il regista e lo sceneggiatore (Sharp), entrambi scozzesi, hanno curato con precisione la fotografia e i costumi ricostruendo perfettamente il folclore di quel tempo con tanto di parrucche, kilt e cornamuse (che certamente non potevano mancare!). Meravigliosi poi sono i paesaggi delle Highlands, dei laghi, delle capanne e dei castelli che fanno da sfondo alle avventure di questo Robin Hood scozzese (perchè è cosi che è stato soprannominato dal pubblico) e impreziosiscono ulteriormente un film che vuole evidenziare valori troppo spesso dimenticati o messi da parte per far posto alla gloria e alla ricchezza.

Giusy Del Salvatore

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