Eco Del Cinema

Ritratto di mio padre – Recensione

Un affresco tenero e commuovente sulla vita del grande Ugo Tognazzi per mano della figlia Maria Sole

Regia: Maria Sole Tognazzi – Genere: Documentario, colore, 87 minuti – Produzione: Italia, 2010.

Tognazzi-UgoÈ stato presentato al Festival del Film di Roma 2010 “Ritratto di mio padre”, un docufilm col quale Maria Sole Tognazzi omaggia il padre Ugo a vent’anni dalla prematura scomparsa, avvenuta proprio il 27 ottobre del 1990. La pellicola, per chi ama Tognazzi è emozionante, come sfogliare un album di vecchie foto di famiglia, con tutti i ricordi che si accavallano.

Le immagini inedite ricavate da Maria Sole dai numerosi Super8 amatoriali, quelli più intimi, vero tesoro di famiglia, confermano l’esistenza di un unico Ugo, il Tognazzi pubblico coincide con quello privato, a testimonianza della sua sincerità di vita. Si vede l’attore nella casa di Velletri, o nel Villaggio Tognazzi di Torvaianica, oppure in viaggio, sempre attorniato da gente, perché, come lui stesso afferma nel film, odiava stare solo. Per questo l’iniziale carriera teatrale l’aveva entusiasmato, per quel forte contatto col pubblico che tanto lo esaltava.

Lo scorrere delle immagini mostra gli esordi, i lavori in coppia con Raimondo Vianello, i film, soprattutto quelli minori, la famiglia, gli amici, spesso colleghi. Belle le riprese in Norvegia, con la madre del suo primo figlio, divertenti quelle a Torvaianica, dove organizzava mitici tornei di tennis e gare in bicicletta, inventando ogni anno qualcosa di nuovo per divertire amici e colleghi, nonché i suoi ragazzi. Come ha precisato a Enzo Biagi durante un’intervista, lui non aveva tante famiglie, ne aveva una, piuttosto aveva sparpagliato un po’ i figli. ‘Fare famiglia’ era una necessità di vita per l’attore, da qui l’amore per la cucina, come opportunità conviviale. Bello il ricordo di Monicelli, che lo definisce “un ragazzo mai maturato, per questo grande attore, perché non essendo cresciuto non ha perso la spontaneità”.

Colpisce la grande disponibilità ad aiutare gli altri, e l’immensa voglia di vivere. Le immagini mostrano anche uno spaccato dell’Italia che non c’è più, quella in cui ci si conosceva tutti, quella da bar di paese, da partita a pallone in cortile, un’epoca in cui, soprattutto al cinema, tutto sembrava possibile.

Maria Grazia Bosu

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