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Recensione “The end we start from”: Jodie Comer in un distopico film attuale

“The end we start from”, diretto da Mahalia Belo e presentato alla 18ª Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, vede nel cast la vincitrice, tra gli altri, di 2 BAFTA e 2 Emmy Awards, Jodie Comer, iconico volto di “Killing Eve”, affiancata da Benedict Cumberbatch, Katherine Waterson, Mark Strong, insieme a molti altri. Basato sul romanzo, dal titolo omonimo, dell’autrice Megan Hunter, “The end we start from” è un survival movie sulla maternità, l’amore e il coraggio necessario che si deve trovare per riprendere in mano la propria vita.

Indice

“The end we start from” – Tutte le informazioni

The end we start from - locandina

Trama

Un’alluvione dagli eventi catastrofici getta la città di Londra nel caos, e le conseguenze non fanno che presagire la fine del mondo: il vero inizio di una crisi climatica capace di rendere la Terra inabitabile e densa di pericoli. In questo caso l’Apocalisse parte dalla capitale britannica. Una donna incinta e il suo compagno cercano un posto sicuro, un’ancora di salvezza, spostandosi da un luogo all’altro, entrando in contatto con il meglio e il peggio che una situazione del genere può causare. Tra violenza, panico, continue vittime e inaspettate accoglienze, i due futuri genitori cercano di rimanere uniti e di continuare a fare di tutto per rendere quel mondo, ormai cambiato, un posto migliore.

Recensione “The end we start from”: Jodie Comer in un distopico film attuale

Crediti

  • Regia: Mahalia Belo
  • Cast: Jodie Comer, Joel Fry, Mark Strong, Katherine Waterston, Benedict Cumberbatch, Gina McKee, Nina Sosanya, Hannah Young, Ansu Kabia, Ruth Horrocks, Cain Aiden, Alexandria Riley, Ramanique Ahluwalia
  • Genere: dramma distopico
  • Durata: 102 min
  • Produzione: Regno Unito, 2024
  • Distribuzione: Signature Entertainment
  • Data d’uscita: 19 gennaio 2024

Recensione

Un film distopico carico di speranza

The end we start from

“The end we start from” ha un punto di forza non indifferente: la sua terribile attualità. Londra viene letteralmente inghiottita dall’acqua a seguito di una grande alluvione, che subito fa pensare ai cambiamenti climatici che oggi interessano numerosi Paesi. Non è un mondo post apocalittico quello che viene presentato, perché non si tratta di una situazione irreversibile e non interessa il mondo intero; e questo è senza dubbio un elemento originale. C’è una speranza per il futuro, in parte una difficoltà in più, perché non bisogna adattarsi a un diverso modo di vivere, ma il vero obiettivo è ricostruire e ritrovare quel benessere, quella stabilità e sicurezza di cui per anni ci si è lamentati, e che non potrà comunque mai più essere come prima. Il personaggio di Jodie Comer, con un bambino in braccio, vittima innocente e che non ricorderà nulla dei suoi primi drammatici mesi di vita, compie un viaggio, a tappe, ad ostacoli, ognuno simbolo di un’umanità che cerca di rialzarsi.

Ecco che ogni figura è rappresentazione degli effetti devastanti di questa alluvione: un padre che torna nel luogo dove ha perso la sua famiglia, sperando di trovarla sepolta sotto le macerie, una madre single che sogna un paradiso lontano da tutto, un’esistenza completamente diversa, una donna che ha costruito questa comune di pace e tranquillità, ma dove obbliga anche a dimenticare, uomini e donne che hanno scelto di saccheggiare, distruggere e vivere secondo la violenza, secondo la famigerata legge del più forte. Tematiche reali e sentite, ma irrimediabilmente già viste nei prodotti distopici e post apocalittici che abbondando nel mondo dell’audiovisivo. Per quanto quindi il film di Mahalia Belo sia da definirsi avvincente, con colpi di scena e momenti di respiro che tentano di mostrare gli innumerevoli cambiamenti e le sconvolgenti sensazioni  causate da un cataclisma di questa portata, non racconta niente di più rispetto ai prodotti dello stesso genere.

“The end we start from” non convince del tutto

The end we start from

“The end we start from” non funziona quindi su tutti i fronti. La caratterizzazione dei personaggi è povera, appena sufficiente solo grazie agli ottimi attori che compongono il cast, volti noti del panorama internazionale che, anche con pochi minuti sullo schermo, come Benedict Cumberbatch, rimangono impressi e svolgono un ruolo fondamentale nelle scelte che poi prenderà il personaggio di Jodie Comer. Anche i rapporti che si vengono a creare mantengono sempre una certa distanza, come a giustificare la conclusione della pellicola. Non c’è quella tipica complicità di condivisione di un destino comune, i pericoli sono spesso fugaci e prevedibili, nell’ideale esperimento che questo dia qualcosa in più a un genere ampiamente trattato, un tocco insolito, che però risulta riuscire solo a far sentire la sua non voluta assenza.

Giudizio conclusivo

Con pochi effetti speciali, una regia che riesce ad avere il giusto ritmo e la giusta pacatezza, tra macchina a mano e sequenze di montaggio, camera fissa e primi piani, “The end we start from” si tinge di scene coinvolgenti, di momenti di grande impatto. La potenza distruttiva dell’acqua, bene prezioso, spesso associato alla vita, qui diventa solo allegoria di morte, paura e tragedia. Lo stesso elemento dell’acqua purifica e libera di tutto quell’odio, quella solitudine e quel terrore che precedentemente ha causato. Una riflessione, tra sequenze iniziali e finali, che può apparire ovvia e lampante, ma che, con la scelta di voler sottolineare, anche dal punto di vista tecnico, diventa una considerazione interessante, forse l’unica nuova, non sempre affrontata con la giusta importanza. Nel pensiero che a regolare la vita è sempre la giusta misura.

Trailer

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