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Recensione “Percoco – Il primo mostro d’Italia”: un thriller ben fatto ma che manca di forza tragica

Basato su uno spaventoso fatto di cronaca avvenuto a Bari nel 1956, successivamente convogliato romanzescamente dentro a un libro di Marcello Introna dal quale il film stesso è tratto, “Percoco – Il primo mostro d’Italia” è un thriller molto scuro ma poco teso, ben realizzato tuttavia mancante di una vera e propria forza tragica.

Indice

Percoco – Il primo mostro d’Italia – tutte le informazioni

Trama

Bari, 1956: nella notte tra il 20 e il 21 maggio Franco Percoco stermina la sua famiglia (padre, madre e fratello) con un coltellaccio da cucina. Convive per ben 12 giorni con i cadaveri in casa, senza che nessuno si accorga di nulla. Mentre il puzzo di morto inizia pian piano a farsi sentire, il giovane al tempo ventiseienne, in barba al rimorso di aver ucciso i suoi cari, si dà alla pazza gioia fra donne, ristoranti e bei vestiti.

Crediti

  • Regia: Pierluigi Ferrandini
  • Cast: Gianluca Vicari, Giuseppe Scoditti, Rebecca Metcalf, Federica Pagliaroli, Laura Gigante, Raffaele Braia, Gegia, Fabrizio Traversa, Antonio Monsellato, Michele Mirabella, Pinuccio Sinisi, Chiara Scelsi, Pietro Naglieri, Elena Cantarone, Michele Mirabella
  • Genere: thriller, drammatico
  • Durata: 104 minuti
  • Produzione: Italia, 2023
  • Casa di produzione: Altre Storie; Rai Cinema
  • Distribuzione: Altre Storie
  • Data di uscita: lunedi 17 aprile 2023

Percoco – Il primo mostro d’Italia” è stato presentato il 26 marzo, in anteprima mondiale, al Bari International Film&TV Festival 2023. Il film è stato prodotto da Cesare Fragnelli, con il contributo di Regione Puglia | Apulia Film Commission, con il sostegno della REGIONE LAZIO fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo e con il patrocinio di COMUNE DI BARI.

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Recensione

Franco Percoco è stato un omicida barese che nella notte tra il 20 e il 21 maggio del 1956 sterminò la sua famiglia (padre, madre e fratello) con un coltello da cucina. Pensate che come se niente fosse, il ragazzo convisse per 12 lunghissimi giorni con i corpi in putrefazione dei poveretti!

Un fatto davvero riprovevole, che sebbene in modo didascalico e qua e là deboluccio ma comunque con dignità sufficiente viene messo in mostra dal film “Percoco – Il primo mostro d’Italia”, a firma del regista Pierluigi Ferrandini. Tratto dal romanzo quasi omonimo di Marcello Introna, Ferrandini vi sa catturare con occhio arguto e spirito sagace la crudezza e l’oscurità, per poi immetterle dentro ad una narrazione metodicamente condotta, e in grado di risultare infine abbastanza lucida e opportunamente agghiacciante.

L’idea registica di “Percoco – Il primo mostro d’Italia” si dirige così verso i giorni successivi alla mattanza, durante i quali Franco fa la bella vita, mentre la sua abitazione inizia pian piano ad emanare un puzzo nefando di carne morta. La direzione appare a dire il vero leggermente rigida e cavillosa, e nonostante una ricerca filologica lodevole il regista dà semmai piuttosto la sensazione di non riuscire ad inerpicarsi solidamente sopra l’orrore come potrebbe, e probabilmente dovrebbe.

Dal canto suo, il giovane e dotato protagonista Gianluca Vicari, incurante del fardello psico-fisico di rappresentare un assassino, sa insinuarsi nelle pieghe delle belle giacche di Percoco con vigore, sicurezza da attore consumato e anche con efficacia lampante, di modo da riuscire a scavare disinvoltamente in profondità dentro l’animo perturbato e sinistro del suo personaggio.

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Giudizio e conclusione

“Percoco – Il primo mostro d’Italia” è un film ben realizzato, devotamente recitato e filologicamente meticoloso, che manca tuttavia di quell’intensità drammatica indispensabile in simili contesti cinematografici.

Note di regia

La casa è un po’ come se fosse il cancro, il luogo in cui si sviluppa l’orrore.” – ci dice Pierluigi Ferrandini accomodandosi accanto al protagonista del suo film – “In fase di regia ho cercato di attuare inquadrature fisse e asfissianti, geometrie dall’altro per schiacciare il personaggio e ho cercato di mantenere sempre una fissità che era quella dei cadaveri. Di contro, nel viaggio di Percoco all’interno nelle cosiddette gioie dei paradisi artificiali, la camera si muove sempre, ma non si muove seguendo la scia che lui produce, piuttosto è Franco ad abbandonarsi, a lasciarsi trascinare da quella che è la bella vita, perché Franco in fondo è uno che vorrebbe fare la bella vita, che ha un significato ben preciso, felliniano; perché la bella vita la fanno gli uomini di potere, che non sono necessariamente i più ricchi.

Se fosse stata la storia di un ragazzo scansafatiche non avrei trovato nessun interesse in questa vicenda, invece la mostruosità nasce quasi come atto di ribellione ingenua, pura, proprio perché la via dove il destino lo aveva portato non era dovuta a colpe oggettive di Franco: lui ce l’aveva messa tutta e quando ce la metti tutta, quando spieghi persino ai tuoi amici come passare un esame e tu invece non riesci e ti senti dire da tua madre che non ce la fai perché frequenti le donne.

Trailer

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Mirko Tommasi

Mirko Tommasi

Classe 1975, storico dello Spettacolo e saggista, collabora abitualmente con il Centro Audiovisivi di Verona. É appassionato di cinema nordamericano e cura una guida online ai film che porta il suo nome.

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