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Recensione “Once Upon a Star”: una significativa dichiarazione d’amore alla Settima arte

Su Netflix approda un film thailandese che è una lunga e significativa dichiarazione d’amore alla Settima arte.

Indice

“Once Upon a Star” – Tutte le informazioni

Trama

Una troupe che gira il paese con uno spettacolo itinerante di cinema e farmaceutica, si mette in viaggio per portare la gioia dei film in 16mm doppiati dal vivo nei villaggi e nelle piccole città di tutta la Thailandia. Nei momenti critici degli spettacoli, l’azione viene messa in pausa per consentire al gruppo di vendere le proprie quote di prodotti farmaceutici prima che il film possa proseguire.

Recensione “Once Upon a Star”: una significativa dichiarazione d’amore alla Settima arte

Crediti

  • Tit. orig: Mon Rak Nak Pak
  • Regia: Nonzee Nimibutr
  • Sceneggiatura: Ek Iemchuen
  • Cast: Darina Boonchu, Sukollawat Kanarot, Nuengthida Sophon, Jirayu La-ongmanee, Nat Sakdatorn, Samart Payukaroon, Sonny Chatwiriyachai, Pattamamontri Siriwet, Phennee Sasithanasophon, Yuthana Boonorm, Kongkiat Komesiri, Karinyut Jindawat, Komsan Kajornpaisansuk, Varatta Vajrathon, Darina Boonchu, Yothin Mapobphun, Bodin Moomuensri, Wittaya Singlompong
  • Genere: Biografico, Drammatico, Storico
  • Durata: 137 minuti
  • Produzione: Thailandia, 2023
  • Casa di produzione: 18 Tanwa, Netflix
  • Distribuzione: Netflix
  • Data di uscita: mercoledi 11 ottobre 2023

Recensione

Ogni opera cinematografica che non sia di Martin Scorsese la cui durata ecceda le due ore viene vista subito con sospetto, e immediatamente categorizzata dalla nostra mente come un’opera esageratamente lunga. Ma nel caso di “Once Upon a Star” stiamo parlando della storia di un’Arte, dunque a suo modo la lunghezza può avere un senso. La sensazione che il film duri un po’ troppo ce l’abbiamo ancora, per carità; ma è appunto la storia medesima che giustifica per certi versi il minutaggio smodato.

Il regista Nonzee Nimibutr, per mezzo di una sceneggiatura agile e di recitazioni rigogliose si prodiga, infatti, affinché la lunghezza del suo lavoro diventi un punto a favore per un racconto coinvolgente e amabilmente melodrammatico che parla della passione verso il cinema e tutto ciò che vi gravita intorno.

Viviamo in un’era in cui i fan di determinate categorie di contenuti preferiscono ribaltare continuamente gli occhi sui sottotitoli piuttosto che guardare versioni doppiate di film o programmi televisivi. Sebbene alcuni lo considerino inderogabilmente il modo esclusivo – e diciamolo pure, un po’ snobistico – di guardare certe cose, essi tendono anche a dimenticare che lo stesso sistema di accessibilità che disprezzano, denigrano e definiscono addirittura come “imbarazzante” è proprio ciò che invece aiuta un’ampia fascia di pubblico a connettersi con lavori che altrimenti non sarebbero in grado di decodificare. Ecco che allora, in un momento storico come l’attuale, “Once Upon a Star” può realmente essere d’aiuto per richiamare l’attenzione sull’importanza cruciale del lavoro di doppiatura e di chi lo esegue ogni volta con impegno, ardore e gran professionalità.

Once upon a star” è in buona sostanza un’estesa dichiarazione d’amore al cinema – in special modo quello thai, ma non solo – ovvero un’omaggio affettuoso e scintillante a un’epoca ormai trascorsa, ma assolutamente ancora in grado di far sognare.

Giudizio conclusivo

Malgrado una lunghezza esorbitante, “Once Upon a Star” si configura come una pellicola ben fatta, gradevole e che fornisce uno sguardo sorprendentemente inedito sull’arte cinematografica.

Note di regia

Nel corso dei decenni, l’industria cinematografica tailandese ha attraversato molte difficoltà e ha resistito a molti alti e bassi. Dai film muti e classici noir ai film doppiati in 16mm nei cinema, si è evoluto in teatri all’aperto, unità farmaceutiche itineranti ed è ora arrivato alle piattaforme di streaming di oggi. Credo che l’attrazione dei film tailandesi non sia mai scomparsa dal cuore dei thailandesi, e ho fiducia che molti film rimangano ancora oggi nella memoria di molti.

Il mio profondo amore e il forte legame con i film tailandesi hanno plasmato il mio intero modo di vivere e continuano a essere parte integrante della mia vita. Pertanto, ho voluto fare un film per esprimere la mia sincera gratitudine all’industria cinematografica tailandese. Nel corso di un anno, con un team dedicato di oltre un centinaio di membri dell’equipaggio, abbiamo intrapreso il viaggio per creare Once Upon a Star . Questo sforzo rende omaggio all’era più affascinante dell’industria cinematografica tailandese.

Per riportare tutti indietro nel tempo e sperimentare la gioia dell’età d’oro del cinema tailandese, ho selezionato con cura attori di talento che possano dare vita al passato. Weir-Sukollawat Kanaros interpreta il ruolo di Manit, il leader dell’unità farmaceutica-cinema itinerante. Noona-Nuengthida Sophon interpreta Rueangkae, una ragazza con grandi sogni e uno straordinario talento nel doppiaggio cinematografico. Kao-Jirayu La-ongmanee interpreta Kao, rappresentando la vivace gioventù degli anni ’60. E da non dimenticare, Samart Payakaroon nel ruolo di Uncle Man, un guidatore saggio e di buon cuore, insieme a tanti altri attori di talento.

Ero un bambino a cui piaceva guardare film e il cinema all’aperto era l’unica cosa che avevamo allora. Non avevamo cinema come oggi. A quei tempi, la maggior parte delle proiezioni cinematografiche utilizzava pellicole da 16 mm e molti erano film muti. Quindi guardare un doppiaggio dal vivo è stato qualcosa di davvero divertente

Trailer

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Mirko Tommasi

Mirko Tommasi

Classe 1975, storico dello Spettacolo e saggista, collabora abitualmente con il Centro Audiovisivi di Verona. É appassionato di cinema nordamericano e cura una guida online ai film che porta il suo nome.

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