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Recensione “Nowhere”: survivalismo alla deriva

Diretto dallo spagnolo Albert Pintó, “Nowhere” si presenta come uno dei tanti drammi di sopravvivenza comunemente in circolazione, ma a differenza di alcuni di questi figura come quasi totalmente privo di mordente.

Indice

Nowhere – tutte le informazioni

Trama

Mia (Anna Castillo) è una donna incinta che fugge da un regime totalitario nascondendosi in un container con il marito. Costretta a separarsi da lui, deve lottare per la sopravvivenza quando un violento temporale la scaraventa in mare. Sola e alla deriva in mezzo all’oceano, dovrà affrontare di tutto per salvare la vita della figlia e ritrovare il proprio compagno.

Recensione “Nowhere”: survivalismo alla deriva

Crediti

  • Regia: Albert Pintó
  • Sceneggiatura: Ernest Riera, Miguel Ruz, Indiana Lista, Seanne Winslow, Teresa Rosendoy
  • Cast: Anna Castillo, Tamar Novas, Irina Bravo, Victoria Teijeiro, Anna Castillo, Tamar Novas
  • Genere: Drammatico, Thriller
  • Durata: 109 minuti
  • Produzione: Spagna, 2023
  • Casa di produzione: Netflix Studios, Rock & Ruz
  • Distribuzione: Netflix
  • Data di uscita: venerdi 29 settembre 2023

Recensione

Nowhere” si situa in una posizione di subordine, rispetto al classico film di sopravvivenza, piuttosto palese. Essendo un genere abbastanza frequentato – Cast Away, Revenant o The Road, tanto per buttarne lì qualcuno di molto ben fatto – il cinema survivalista richiede una certa avvedutezza soprattutto nel modo di creare una tensione palpabile che si mantenga a un livello tosto ma anzitutto costante per tutto il corso della proiezione.

La tensione si può dire che costituisca difatti la caratteristica primaria e imprescindibile di questo tipo di cinema. E invece la pellicola diretta da Albert Pintó può soltanto concedere un’esperienza ondivaga e solo sporadicamente intensa, intervallata qua e là da momenti più viscerali che tuttavia non sono abbondanti al punto da coinvolgere adeguatamente uno spettatore. Impiega diverso tempo a trovare il suo centro, “Nowhere“, e anche quando apparentemente sembra raggiungere un certo equilibrio non si dimostra comunque molto capace a mantenerlo.

Dopo un prologo goffo e noioso durante il quale si assiste all’omicidio di donne e bambini stipati in un container, il film diventa all’improvviso mono-ambientato e recitato in pratica soltanto da Anna Castillo in una performance – questa sì – impegnata e abbastanza solida da far in modo che la pellicola non vada alla deriva totalmente. In sostanza, l’inverosimiglianza esagerata nello sviluppo della trama e la carenza se non anche assoluta mancanza di suspense oltre che di rigore rappresentativo della distopia, fanno del film di Pintó un lavoro mediocre e tristemente non necessario.

Giudizio conclusivo

Con “Nowhere” ci troviamo di fronte al solito dramma di sopravvivenza che però a differenza di altri ben riusciti non offre un’esperienza radicalmente emozionante né un coinvolgimento pieno, a causa della suspense magra e di un eccesso di implausibilità.

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Note di regia

Nowhere mette in equilibrio ciò che conta davvero nella vita. È un film che spero, oltre a essere divertente e un giro sulle montagne russe, metta anche lo spettatore nella posizione di riconsiderare se concentrarsi sulle cose importanti della vita. E’ un film opprimente che non lascia respirare lo spettatore e ti mette nel punto di vista del protagonista. Nowhere non è uscito nelle sale cinematografiche. Per me ciò potrebbe renderlo non idoneo ai premi, ma ha avuto altri vantaggi come il budget. Ad esempio ho registrare scene in alto mare senza crominanza e hanno anche potuto fare montaggi e montaggi “degni di nomination ai Goya”.

[Anna Castillo]: Non è angosciante, ma è stato estenuante trovarsi sempre in uno stato emotivo così estremo e mantenere quella continuità di connessione. Indossavo una protezione e una pancia gigante che pesava otto chili, ma quando nel film il container cade in mare i colpi sono reali perché tutto si muoveva moltissimo. Inoltre c’era del fumo e con quello e le urla mi si irritava la gola. Ho avuto la tonsillite, la febbre e abbiamo dovuto riadattare le riprese in modo da poter prendere antibiotici a casa. E un altro giorno, mentre stavamo girando in mare, ho avuto un colpo di calore. Sono venuti a misurarmi la pressione ed era molto bassa, quindi abbiamo dovuto rinviare la scena al giorno successivo. Quando ho deciso di realizzare questo progetto ho sentito che c’era un certo salto nel vuoto da fare e una certa fiducia da riporre, perché c’erano molte cose che non sarei riuscita a controllare. Quindi, cosa era più importante per me decidere era che, in realtà, per me era un’opportunità. E’ vero che di solito sono i personaggi maschili a recitare in questo tipo di film e questo mi ha colpito, perché lo vedevo anche come un’opportunità.

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Mirko Tommasi

Mirko Tommasi

Classe 1975, storico dello Spettacolo e saggista, collabora abitualmente con il Centro Audiovisivi di Verona. É appassionato di cinema nordamericano e cura una guida online ai film che porta il suo nome.

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