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Recensione “Luther: Verso l’inferno”: un viaggio nelle perversioni più profonde dell’essere umano

L’informatica diventa un mezzo per il controllo psicologico delle vittime, ma non solo. “Luther: Verso l’inferno” mostra la vera natura umana: i buoni non lo sono poi così tanto e i fra i cattivi se ne nascondono alcuni insospettabili.

“Luther: Verso l’inferno”, attraverso una trama avvincente per nulla prevedibile, mostra il vero volto della natura umana. Evidenzia quanto la paura sia il motore di tutto, faccia perdere il controllo. È per il timore di farsi vedere per ciò che sono agli occhi dei loro cari che le vittime cadono nella trappola del serial killer e tracciano inesorabilmente il loro destino.

In una Londra dove apparire è più importante che essere, i ruoli si mischiano e non si sa più chi sia dalla parte giusta e chi no. I confini si fanno talmente sottili da scomparire e si fa di tutto per “essere visti”, per non rimanere invisibili. Questo è un film in cui gli incubi diventano realtà.

Indice

“Luther: Verso l’inferno”: tutto quello che c’è da sapere

Trama

Luther: Verso l'inferno locandina

Londra, John Luther è un ispettore di polizia che segue le tracce di un pericoloso serial killer, David Robbey (Andy Serkis). Specializzato nel tracciare i profili psicologici, è a un passo da trovare colui che si diverte a torturare e a uccidere le sue vittime. Le ha in pugno perché conosce un loro segreto inconfessabile e, ricattandole, fa sì che facciano esattamente tutto ciò che vuole.

Un risvolto ancora più macabro, in “Luther: Verso l’inferno”, emerge quando si scopre che dietro agli omicidi non c’è un singolo uomo, ma una squadra. Le vittime vengono mostrate nel deep web, sono gli utenti a scegliere chi deve morire, e come. È una corsa contro il tempo, in cui se non vincono i ‘buoni’ i risvolti sono davvero drammatici. Ma una domanda sorge spontanea, durante lo sviluppo della trama: chi sono i buoni?

Crediti

  • Regia: Jamie Payne
  • Cast: Idris Elba, Andy Serkis, Cynthia Erivo, Dermot Crowley, Lauryn Ajufo, Nicola Achilleas, Andy Apollo, Nikky Athan, Jess Liaudin, Travis Tritt, Daniel Ethan, Callum Chiplin, Natasha Patel, Einar Kuusk, Orlando Brooke, Bianca Bardot, Alexander Anderson, Henry Hereford
  • Genere: poliziesco giallo, drammatico
  • Durata: 130 minuti circa
  • Produzione: Gran Bretagna, 2023
  • Distribuzione: Netflix
  • Data d’uscita: 10 marzo 2023

Recensione

“Luther: Verso l’inferno”: la definizione di sogno e incubo cambia a seconda di chi li vive

John Luther, magistralmente interpretato da Idris Elba, è sulle tracce dell’assassino di Callum, un giovane inserviente che pur di non far scoprire un inconfessabile segreto alla propria madre si lascia pilotare da un serial killer che lo uccide brutalmente.

La trama cambia rotta, però, quando l’ispettore viene arrestato con l’accusa di corruzione e di altri reati commessi nel corso della sua carriera. Questo è il primo momento in cui il bene si mostra con il suo vero volto. La malvagità è molto più diffusa di quanto non si creda, e chi si sente “mostro” non lo è poi di più di chi recita la parte del ‘santo’.

Tutto quello che accade in “Luther: Verso l’inferno” è dato dalla volontà dei cattivi di controvertire l’ordine costituito e di smascherare i buoni. Ma qual è la vera definizione di “bene” e “male”? Perché tutti sono ossessionati dall’apparire e non dall’essere? E perché, quando si sente il bisogno di uscire allo scoperto, emergono i propri istinti più oscuri? Per poter rispondere alla domanda si deve aspettare di arrivare alla fine del film e mettere a posto l’ultimo tassello del puzzle.

“Adesso mi vedi?”, quando l’essere invisibile ci rende mostri

Il passato del serial killer appare sin da subito oscuro, anche se i tratti si delineano un po’ alla volta. A colpire è certamente il dialogo con una donna dal volto sfigurato. È chiaro che i due si conoscono da tempo e che lei ha paura, nasconde un segreto che li riguarda. David Robbey decide di incontrarla per rivelarle il suo piano. Vuole “uscire allo scoperto”, mostrarsi al mondo intero. È ossessionato da come i media lo dipingono, è fiero di ciò che è e non lo vuole più mascherare.

È fiero di essere un mostro e fa leva su un target specifico del web, ma che si nasconde nell’uomo e nella donna apparentemente più innocui. Attraverso una “Red room”, il serial killer e la sua squadra di seguaci, arruola un esercito di voyeur che si eccitano nel vedere il male inflitto su vittime innocenti.

L’assassino legittima ogni azione, anche la più crudele, trasformando gli spettatori in sceneggiatori del loro film, dicendogli che i veri cattivi sono le persone che credono di essere nel giusto (e per questo si sentono superiori moralmente). Va tutto bene, fino a quando il pericolo di essere scoperti rende tutti (o quasi) dei vigliacchi.

“Luther: Verso l’inferno”: un viaggio che rende difficile non perdere la rotta

Dall’ispettore che finisce in prigione alla talpa fra coloro che conducono le indagini, dall’assassino che si nasconde alle sue manie di protagonismo. Il confine fra bene e male è labile quando a essere in gioco è la propria reputazione e l’incolumità di chi si ama. Quasi tutti i ruoli appaiono dai contorni sbiaditi, le certezze crollano e le menzogne mostrano una verità distorta.

L’unico personaggio che resta sempre fedele a sé stesso, che non ha mai un dubbio e non vacilla è l’antagonista per eccellenza: l’assassino. Entra in contrasto con tutti i protagonisti che un momento lottano per la giustizia e, un attimo dopo, l’aggirano. I motivi per cui lo fanno sono molteplici, ma tutti hanno un’indole, delle emozioni comuni. C’è chi è più saldo ai propri principi e chi meno, ma solo alla fine – con la legge (in chiave moderna) del contrappasso dell’Inferno di Dante – ci si rivela per quelli che si è veramente: tutto viene risolto e torna al proprio posto. Almeno così appare.

Trailer

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