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Recensione “I limoni d’inverno”: quando la solitudine è condivisa

“I limoni d’inverno”, di Caterina Carone, con protagonisti Christian De Sica e Teresa Saponangelo, è un dramma delicato, un racconto di legami, ricordi e scoperte dolorose. Un rapporto che allevia animi e solitudini, che diventa essenziale, ricercato, puro e autentico.

Indice

“I limoni d’inverno” – Tutte le informazioni

I limoni d'inverno - locandina

Trama

Pietro è un professore in pensione che con malinconia e determinazione scrive il suo prossimo libro, poche frasi ogni giorno, alternando la scrittura con un’estrema e grande cura delle piante del suo terrazzo. È su quel balcone che fa la conoscenza di Eleonora, vicina di casa che abita di fronte e che, come lui, è appassionata di giardinaggio. Parlano inizialmente delle loro piante, si salutano quando entrambi sono sul balcone e di rado spiano cosa accade tra le mura delle proprie case. Entrambi sentono però tanto una connessione quanto un’affinità, una solitudine che li rende simili e che, nei loro brevi, piccoli incontri, sembra venire alleviata. Divisi dal vuoto dei loro balconi, vicini, ma non abbastanza da toccarsi, Pietro ed Eleonora si conoscono, si scoprono, si capiscono e anche quando la loro vita inizia ad esistere fuori da quei balconi, per le strade, nei giardini, nei ristoranti e nei luoghi che frequentano, tutto rimane sospeso, non detto, comunicato attraverso gli sguardi, attraverso un legame che non ha bisogno di essere definito o spiegato. Arriverà però forse il momento in cui c’è qualcosa che avrà un necessario bisogno di essere detto, ammesso e confessato.

Crediti

  • Regia: Caterina Carone
  • Cast: Christian De Sica, Teresa Saponangelo, Luca Lionello, Agnese Nano, Francesco Bruni, Max Malatesta, Annalisa D’Ambrosio, Anna Iodice, Filippo Pierangeli, Sergio Basile
  • Genere: drammatico
  • Durata: 110 min
  • Produzione: Italia, 2023
  • Distribuzione: Europictures
  • Data d’uscita: 30 novembre 2023

Recensione

Due grandi interpretazioni italiane

I limoni d'inverno

“I limoni d’inverno” è interpretato da uno straordinario Christian De Sica, qui in un ruolo drammatico, che regala una performance delicata ma intensa nel dramma che poi, solo alla fine, si rivela. Affiancato dalla co-protagonista Teresa Saponangelo che con un’ottima interpretazione, veste i panni di una donna provata da un trauma doloroso e che ha ritrovato nei momenti per sé, il rapporto con se stessa. Un film esile, sensibile, lieve nei sentimenti che racconta, ma dai quali trasudano un’evanescente complessità, di quelle capaci di librarsi nell’aria fino ad arrivare a toccare solo chi quello stesso disagio lo può percepire. “I limoni d’inverno” è un film su un passato con il quale si sta perdendo il contatto e su un futuro terribilmente incerto. Pietro ed Eleonora sono due anime solo che si incontrano, i loro animi, le loro menti e i loro cuori si uniscono, si riconoscono, sfiorandosi finché il tempo non sfugge e diventa solo ricordo, o forse neanche quello.

La serenità, la pace, l’intesa che sentono da una passione in comune. Da una vicinanza che si vede e distingue negli sguardi, nei sorrisi accennati, nei cenni di qualcosa che ancora non sanno di condividere. Un rapporto che viene vissuto sui terrazzi di casa, per le strade di Roma, nei momenti che separano da quell’incontro che è speciale in ogni singolo secondo. La relazione che si instaura tra i due personaggi è dolcemente narrata in una sceneggiatura fatta di silenzi e di quotidianità, dove ogni personaggio, appartenente alla vita di uno e dell’altro, rende quel rapporto ancora più vero, unico ed eterno, anche nell’assurdità di tutto ciò che è destinato a finire. Ogni figura aumenta lo spessore dei due protagonisti e al tempo stesso ai tratteggia e auto descrive, con pochi elementi, costruendo tanto delle personalità quanto delle vite intere. Solidarietà e complicità, intesa e umanità, ciò che hanno vissuto e chi sono mostra come Pietro e Eleonora sembrano essersi cercati per anni.

L’identità più nascosta di “I limoni d’inverno”

I limoni d'inverno

La regista non si interroga però sulla storia d’amore più classica e canonica che potrebbe sembrar nascere tra i due personaggi, perché per quanto appaiono vicini, saranno lontani. Distanti nel tempo che scorre velocemente, quando la possibilità di ritrovare la felicità si scontra con la realtà. Nonostante i drammi, la tragedia e i traumi di un passato e un presente difficile siano ben visibili e raccontati in “I limoni d’inverno”, è la speranza, la vicinanza, il calore umano a trasparire prima tenue, poi impetuoso, da ogni sequenza. Commovente e tenero al tempo stesso, il film non è appassionante solo nelle scoperte che arrivano sul finire della seconda parte della storia, con alcune già note e comprensibili a uno spettatore più attento, ma proprio nel legame creato dai due protagonisti. Una relazione che non cancella dolori passati, ma che permette a entrambi di riprendere in mano la propria vita, affrontando forse in modo diverso ciò che tempo prima li aveva portati solo a rassegnarsi.

Giudizio conclusivo

“I limoni d’invero” è un film fatto di sguardi e silenzi, di dettagli e poche battute, del ritrovarsi e scoprirsi ogni giorno. E del potersi dimenticare di tutto ciò che ci si porta dentro, fosse anche solo per degli attimi insieme. Un film che racconta la dolcezza, ma che nasconde e svela, pian piano, anche cosa è accaduto negli anni che hanno portato i protagonisti dove sono adesso. Vivendo ogni giorno, continuando a impegnarsi nei piccoli gesti che regalano delle gioie momentanee, “I limoni d’inverno” mostra due persone che hanno rinunciato a una felicità ormai andata, in pace con se stessi, nell’accettazione di quel poco che potrà riservagli la vita. Ma inconsapevoli di quanto, ancor di più insieme, possono tornare a vivere. Regia e fotografia si muovono tra una Roma silenziosa e poetica, in un quartiere che potrebbe essere Testaccio come Garbatella e che nell’oscurità della sera, inquadra in lontananza, le candele sul terrazzo di Pietro ed Eleonora, a cena insieme, ognuno nella propria casa; la quiete della notte viene interrotta solo dal tintinnio delle forchette, leggero come è l’intera messa in scena.

Trailer

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