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Recensione “Fair Play”: un thriller erotico angosciante e spietato

“Fair play”, diretto da Chloe Domont, con protagonisti Phoebe Dynevor e Alden Ehrenreich è un thriller erotico sull’ambizione, la competizione, il maschilismo più feroce e sconcertante, un film capace continuamente di sorprendere.

Indice

“Fair play” – Tutte le informazioni

Fair play - locandina

Trama

Una coppia apparentemente perfetta, in procinto di sposarsi, e che lavora insieme, tenendo però la loro relazione segreta. L’azienda dove lavorano ha infatti un rigido protocollo che impedisce coinvolgimenti sentimentali e non solo , tra colleghi. Da questo un estremo cinismo e una spietata politica che rende gli impiegati freddi, indifferenti e imperturbabili di fronte ad ogni situazione. Emily e Luke, innamorati ed estranei a tutto ciò, rimangono invischiati in un luogo che li mette l’uno contro l’altro: Emily riceve una promozione, che credeva spettasse a Luke e lui diventa così un suo sottoposto. Mentre tutti si sentono scavalcati da una donna, Luke cerca di prendere le distanze da questa sensazione, che lentamente si fa strada in lui. La tensione aumenta giorno dopo giorno, tanto in ufficio quanto tra le mura di quella casa che era sempre stato il loro nido d’amore. Emily, circondata da uomini, vedrà il suo mondo crollare, le sue certezze venire meno e capirà che c’è un solo modo per sopravvivere.

Recensione “Fair Play”: un thriller erotico angosciante e spietato

Crediti

  • Regia: Chloe Domont
  • Cast: Phoebe Dynevor, Alden Ehrenreich, Eddie Marsan, Sebastian De Souza, Rich Sommer, Laurel Lefkow, Patrick Fischler, Jim Sturgeon, Linda Ljoka, Leopold Hughes, Jelena Stupljanin, Katarina Gojkovic, Ivona Kustudic, Greg De Cuir, Jovana Miletic
  • Genere: thriller drammatico
  • Durata: 113 min
  • Produzione: Stati Uniti, 2023
  • Distribuzione: Netflix
  • Data d’uscita: 6 ottobre 2023

Recensione

La breve distanza che intercorre tra amore e odio

Il film di Chloe Domont, “Fair Play” presenta due protagonisti, un uomo e una donna, ma è da definirsi un racconto al femminile. “Fair play” descrive un microcosmo di uomini, un vero e proprio covo di squali: persone che hanno fatto dell’insensibilità e dell’indifferenza l’unica arma per difendersi dai propri capi, da quegli stessi dirigenti, quei mostri, che sperano loro stessi, un giorno, di poter diventare. Ma più di tutto “Fair play” è la storia di una donna immersa in questo mondo, preda di un’azienda dominata e gestita da uomini e dove farsi strada non è solo difficile, ma anche estremamente pericoloso. Un film drammaticamente e tristemente verosimile, che ci piacerebbe poter definire impossibile e che dimostra come l’amore, a volte, non vinca davvero su tutto. Anzi, è anche quel motore che porta a capire di cosa si è capaci, a dover scegliere chi essere, a provare a se stessi che la prepotenza e la sopraffazione non sono mai un’alternativa, e che quell’aggressività che sembra pronta a esplodere può sempre essere arginata.

Un’aggressività che nella pellicola di Chloe Domont trasuda con sempre maggiore irruenza da un gesto, una parola, uno sguardo, e che non fa altro che aumentare. Ci si inizierà a chiedere fin dove si spingeranno i protagonisti, se a muoverli sarà quell’amore iniziale o quell’odio che lentamente li sta consumando. “Fair play” è feroce, sorprendente e spietato, è un percorso a tappe verso la violenza più brutale, efferata e crudele, quasi ai limiti della disumanità, proprio in relazione a quel rapporto idilliaco che prima legava i due protagonisti. Il film è tanto assurdo quanto realistico, tanto sensuale quanto disgustoso, tanto erotico quanto gelido. L’asprezza, l’aridità e l’ira che filtra e trapela e da quel rapporto che cambia, sembra quasi urlare di disturbante incredulità. È la competizione e l’ambizione di genere, la vendetta più meschina, gli attacchi più spregevoli e quel rabbioso maschilismo che diventa estremo, volgare, torbido e cinico. Magistrali Phoebe Dynevor e Alden Enrenreich, protagonisti di scene concitate, esagerate, alterate e violente.

“Fair Play” è un gioco sensuale e violento

Fair play

“Fair Play” è ricco di colpi di scena, è coinvolgente ed esagerato, un film dove non è mai detta l’ultima parola. È inimmaginabile il confine che raggiunge e supera il nuovo lungometraggio di Chloe Domont che costruisce un’opera quasi interamente basata sul dialogo, che nelle azioni è basilare ed essenziale, ma che negli attacchi, nelle discussioni e nei continui litigi che interessano i personaggi alza l’asticella ogni minuto di più; quella furia incontrollata e quel veleno carico di rancore si percepiscono negli occhi e nel tono, prima che nelle parole. Lo stesso finale di “Fair Play” è da definirsi inaspettato, sensazionale, capace di lasciare un senso di amara realtà, di frustrante rassegnazione, di inquietante autenticità e di disorientante accettazione. “Fair Play” come dice il titolo è un “gioco corretto” dove uomo e donna hanno come unica scelta quella di “giocare” la stessa partita, con le stesse armi e gli stessi strumenti di distruzione.

Giudizio conclusivo

“Fair play” è un film Netflix da non perdere: esplora un tema originale con due ottimi attori che incarnano alla perfezione un animo sorpreso e scioccato, in una continua vendetta, prima fatta di offese e accuse, e poi che sfiora una violenza fisica estrema, acuita da quel sentimento apparentemente sincero che legava i due personaggi. “Fair play” ragiona e riflette sulle competizioni che esistono tra uomo e donna, su un gioco che può diventare brutale, su un tema troppo poco trattato nel cinema. “Fair play” accresce ogni sequenza di traboccante rancore, di straripante disprezzo, di vero odio e reale intolleranza, aumentando così l’intensità, lasciando del tutto esterrefatti, con colpi di scena sempre più inaspettati, angoscianti e tormentati.

Trailer

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