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Recensione “Empire of Light”: la malinconica sensibilità di un ricercato contatto umano

“Empire of Light”, diretto dal regista premio Oscar per “American Beauty” Sam Mendes e con protagonista Olivia Colman, è un film poetico e romantico sulla forza dell’amore e il potere salvifico del cinema.

Indice

“Empire of Light” – Tutte le informazioni

Trama

Empire of light - locandina

Crediti

  • Regia: Sam Mendes
  • Cast: Olivia Colman, Michael Ward, Colin Firth, Toby Jones, Sara Stewart, Tom Brooke, Monica Dolan
  • Genere: drammatico sentimentale
  • Durata: 119 minuti
  • Produzione: USA, Regno Unito, 2022
  • Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
  • Data d’uscita: 23 febbraio 2023

Le candidature all’Oscar 2023

Presentato nel mese di settembre al Telluride Film Festival e al Toronto Film Festival “Empire of Light” è stato selezionato nella prima shortlist degli Oscar come miglior film, non riuscendo però poi ad entrare nella cinquina finale. Considerato dalla rivista Vanity Fair come la terza migliore pellicola dell’anno 2023, il film di Sam Mendes ha ottenuto una nomination agli Academy Awards come migliore fotografia a Roger Deakins. Tra gli altri riconoscimenti c’è una candidatura a Olivia Colman per i Golden Globe, premio vinto poi da Cate Blanchett per “Tár”, 3 nomination ai BAFTA, 1 ai Critics’ Choice Awards e 2 ai Satellite Award.

La recensione

Una messa in scena romantica e suggestiva

Empire of light

“Empire of Light” è un film delicato e malinconico, carico di sensibilità, perfettamente rifinito nei 3 atti che compongono un racconto, con picchi d’intensità che scuotono l’animo dei personaggi e danno alla storia una direzione diversa. Il film di Sam Mendes esprime la forza dirompente del cinema, il potere dell’emozione e dell’immedesimazione che solo nel settore dell’audiovisivo si può provare e che, con fiducia, può forse coinvolgere chiunque. Poetico nella messa in scena, ambientato in un cinema che prende vita lentamente, minuti dopo minuto, ora dopo ora, nell’attesa degli spettatori che riempiono la sala. Un luogo che chiuso e spento è quasi invisibile, ma che viene investito dalla luce degli occhi di chi si appresta a commuoversi ed entusiasmarsi di fronte a quello schermo, nel buio di una sala cinematografica.

L’ambientazione, centrale in “Empire of Light” racchiude in sé, non solo un cinema ancora all’attivo, ma una serie di ali del palazzo che una volta venivano utilizzate, ma che sono ormai in disuso, rimandando a una nostalgia del passato, a un mondo che sta cambiando, a un gusto retrò dove ci si può sentire vivi come una volta, come quando quelle stanze buie e impolverate erano piene di persone, musica e risate. “Empire of Light” è un film sull’importanza di emozionarsi, stupirsi e meravigliarsi, una storia d’amore che va oltre il legame, dove l’amore sopravviverà sempre. I personaggi del film di Sam Mendes, complessi e tridimensionali, tutti con un proprio disagio e una propria forza, è in quel cinema, che può sembrare solo un luogo di lavoro, che trovano il proprio scopo, la propria dimensione e, in alcuni casi, anche le persone di cui hanno veramente bisogno.

“Empire of Light” e la vera luce del film

Empire of light

Una regia lineare che rende il film chiaro e limpido, di una semplicità che tra dettagli e pochi momenti inaspettati approfondisce temi come il razzismo, l’emarginazione, la schizofrenia e l’affetto più puro e sincero che può unire le persone e che non sempre necessita di essere spiegato. E proprio così in “Empire of Light” non tutto viene esplicitato, perché è nei sentimenti generati il vero cuore del racconto. Il film è anche una dichiarazione d’amore al cinema, messaggio finale in alcune sequenze particolarmente sottolineato e che stimola anche una coscienza del ricordo, nella memoria di quelle grandi pellicole eterne che hanno fatto la Storia e non verranno mai dimenticate. Forse di una durata eccessiva, con tre scene che potevano costituire il finale e far presagire un perfetto stacco su nero, “Empire of Light” esplora più temi, lavorando di sottrazione, senza quindi cadere nel rischio di raccontare troppo.

Con una fotografia dai colori nitidi e freddi, accurata, elegante e sottile, rifinita in ogni dettaglio e che fa della luce del proiettore cinematografico significato e simbolismo del titolo e dell’intera pellicole, “Empire of Light” rappresenta un mondo, quello del cinema e delle persone che lo abitano, in continua evoluzione, perché ogni personaggio ha il suo arco di trasformazione, la sua presa di coscienza e la sua chiusura. “Empire of Light” è un film equilibrato, posato e che fa delle sfumature del racconto i colpi di scena improvvisi che in alcune sequenze lo rendono anche una storia capace di sorprendere. Dentro e fuori dal cinema, “Empire of Light” è il cinema, un ottimo prodotto ben scritto, diretto e magistralmente interpretato, con Olivia Colman sempre straordinaria e Michael Ward che regala un’interpretazione davvero incredibile.

Trailer

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