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Recensione ”Dalìland”: la biopic di Dalì raccontata dal punto di vista di un giovane assistente

Diretto da Mary Harron e distribuito da Plaion Pictures, Dalìland arriverà al cinema il 25 Maggio e parlerà della vita piena di eccessi e stranezze dell’artista surrealista novecentesco, Salvador Dalì. Presentandosi come un biopic un po’ particolare, la storia viene narrata attraverso gli occhi di un giovane assistente che sta facendo le sue prime esperienze nel campo delle gallerie d’arte. Quest’ultimo ci porterà infatti nel pieno della vita di Dalì, tra feste sfarzose, stanze piene di tele e un rapporto ambiguo con sua moglie Gala. Grazie all’impeccabile recitazione di Ben Kingsley, il film mostra lati della vita del pittore che non erano mai stati esplorati così prima.

Dalìland

Indice

Dalìland – tutte le informazioni

Dalìland

Trama

New Yokr, 1973. Dalì vive a Ritz insieme a sua moglie Gala mentre James – un giovane aspirante gallerista – sta lavorando per la prima volta come stagista per allestire la sua mostra d’arte. Quando i due si incontrano, Dalì decide di prenderlo come suo assistente personale. Questo permette al giovane di entrare pienamente nella vita del pittore surrealista, fatta di eccessi e sofferenza emotiva. Mentre il Parkinson gli crea sempre più difficoltà nel portare avanti i suoi lavori, Dalì viene spesso colpito da momenti di angoscia e sconforto, cercando la vicinanza di sua moglie Gala, ormai assente e lontana da lui.

Crediti

  • Data di uscita: 25 Maggio 2023
  • Regia: Mary Harron
  • Durata: 107 minuti
  • Genere: commedia
  • Distribuzione: Plaion Pictures
  • Attori: Ben Kingsley, Barbara Sukowa, Ezra Miller e Christopher Briney

Recensione

Se fino a questo momento avete pensato che i biopic avessero tutti la stessa struttura, Mary Harron vi farà – sicuramente – ricredere. Il regista ha deciso di narrare la vita di Dalì mostrando si, aspetti intimi e profondi, ma facendolo attraverso gli occhi di un giovane assistente. Quello di James è – infatti – un ruolo apparentemente secondario che ha però una funzione fondamentale: mostrare degli aspetti della personalità e della vita del pittore che mai erano stati messi così in risalto. Così, attraverso gli occhi nuovi e giovani del giovane, la regista Harron ci mostra un pittore che – nonostante abbia un grande successo – sta andando sempre più verso la sua fine e cerca in tutti i modi di aggrapparsi a quello che ha: la sua amata moglie Gala.

Con un’angoscia costante dovuta alla paura della morte e ipocondriaco, nonostante i suoi eccessi e le continue modelle che entrano ed escono da casa sua, Dalì possiede un legame profondo con quella che potrebbe essere definita la sua unica Musa: Gala. L’artista, dopo un particolare episodio avvenuto su una scogliera, ha riconosciuto in lei la sua stessa follia, trovando un riparo salvifico ma – allo stesso tempo – distruttivo. Il film ci mostra come Dalì, nonostante i suoi continui tradimenti e perdita di interesse, veda in lei l’unico punto di forza a cui aggrapparsi, soprattutto durante il suo declino. Gala è possessiva, subdola e manipolatrice, lui ha una vita governata dalla follia. Ma è proprio quando lei verrà a mancare che Dalì vedrà davanti a lui sbriciolarsi quel bagliore di lucidità che gli era rimasto.

Dalìland

Dopo essere entrato con entusiasmo nella sua vita, James si ricrederà ben presto su tutte le certezze che aveva sul pittore. Una vita fatta di Party sontuosi e uno stile sopra le righe, si rivela essere solo una facciata che cela dietro di sé il grande vuoto che affligge il pittore ormai in declino, incapace di controllare le sue stesse opere e diffusioni.

Scisso irrimediabilmente da terribili dissidi interiori, l’artista è costantemente ossessionato dalla morte e straziato dai continui tradimenti di sua moglie Gala, innamorata di un giovane aspirante cantautore. Ormai deviato dalla figura pubblica che ricopre, Dalì è spinto a creare solo per mantenere il suo stile di vita instabile e disequilibrato, perdendo ogni lampo di ispirazione.

Dalìland

A differenza di molti altri biopic che ci raccontano la vita degli artisti attraverso le loro opere, in questo caso vedremo davvero poco dei suoi quadri. Mary Harron ha deciso di andare contro ogni convenzione mettendo in risalto non tanto le sue creazioni quanto la sua vita stessa, mostrando come quest’ultima sia stata l’opera d’arte suprema di Dalì. Circondato da modelle-muse che popolano i suoi saloni, il pittore trova ispirazione nell’impossibilità dell’atto sessuale. Così come un’opera d’arte nasce dall’osservazione e l’immaginazione, la sua ispirazione viscerale proviene dall’astenersi dall’atto pratico, privo per lui di ogni arte.

Giudizio e Conclusioni

Dalìland mette in risalto la visione e la personalità di uno dei più grandi creativi della storia, non mostrandolo attraverso le sue opere o un racconto puramente positivo, ma entrando nel pieno della sua fase di declino. Ritraendo un uomo ormai consumato e al limite delle facoltà fisiche e mentali, il film ci lascia con la bellissima immagine di Dalì che dirige il vento, volendolo ricordare come il genio folle e sopra le righe che è sempre stato.

Trailer

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