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Recensione “Creed III”: l’esordio di Michael B. Jordan alla regia non delude tutte le aspettative

Michael B. Jordan dirige “Creed III”, firmando il suo debutto dietro la macchina da presa e tornando nuovamente in veste di protagonista principale per il terzo capitolo del fortunato franchise che forse con questo film non è esente da difetti.

Indice

“Creed III” – Tutte le informazioni

Trama

Creed III

La vita apparentemente tranquilla di Adonis Creed, che si divide tra lavoro, famiglia e un meritato riposo dopo aver dominato per anni il mondo della boxe, viene stravolta dall’arrivo di Damian. Conosciuto come Dame, si tratta di un’amico d’infanzia di Adonis, quasi un fratello e promettente pugile quando lui e Adonis erano degli adolescenti ancora traumatizzati da un passato difficile e uniti come non mai. Una vecchia ferita ancora aperta per entrambi chiarisce che quel ritorno ha delle radici di riscatto e forse vendetta per entrambi, in particolare per Damian che ha passato gli ultimi 20 anni dietro le sbarre di un carcere, vedendo Adonis realizzare quelli che erano i loro sogni. Ma forse la vera motivazione di una rabbia che lentamente continua a crescere nell’animo di Damian, è da ricercare in un qualcosa che Adonis vorrebbe solo dimenticare.

Crediti

  • Regia: Michael B. Jordan
  • Cast: Michael B. Jordan, Tessa Thompson, Jonathan Majors, Wood Harris, Florian Munteanu, Mila Kent, Phylicia Rashad
  • Genere: drammatico
  • Durata: 116 minuti
  • Produzione: Stati Uniti, 2022
  • Distribuzione: Warner Bros. Pictures
  • Data d’uscita: 2 marzo 2023

La recensione

Un buon ritmo e un dinamismo che coinvolge

Creed III

Abbandonando l’elemento più nostalgico che aveva caratterizzato i primi 2 film e privando l’intera pellicola della presenza di Sylvester Stallone, “Creed III”, l’esordio dietro la macchina da presa di Michael B. Jordan , ha un buon ritmo, ma manca senza dubbio di qualcosa. Un ottimo antagonista, anche ben interpretato da Jonathan Majors viene collocato in un passato tormentato e ancora difficile da raccontare per il personaggio protagonista, che ha ormai una nuova vita. Mentre per Damian dimenticare è più difficile, avendo pagato per gli errori di entrambi. Ecco che la figura di questo nuovo “villain” assume spessore e importanza, simbolo di trascorsi infantili e adolescenziali che approfondiscono anche il background di Adonis. Trattandosi anche di un legame, di un amico, del ricordo di un rimorso e di un senso di colpa, la caratterizzazione di Damian è efficace, coerente e ben esplicitata attraverso flashback e dialoghi che lasciano intendere tanto la rabbia, quanto l’amicizia inevitabile che lega i due personaggi.

In un crescendo di sete di vendetta, tra una collera violenta e un rancore sofferto, dopo un incipit eccessivamente dilatato, il film inizia con un certo ritardo, collocando Adonis e Damian a due poli opposti, chiaro fin da subito che il campo di gioco sarà il ring. Nessun colpo di scena o finale imprevedibile, ma questo non stupisce, con scene di combattimento e una colonna sonora che si allontanano dal tono più epico dei primi 2 capitoli, ma che ben si adattano a un film che necessitava di essere diverso. Michael B. Jordan firma un’opera propria, con dei cambiamenti che nel complesso funzionano, modernizzando un franchise che potrebbe anche non fermarsi con questo terzo capitolo. Spiccando l’interpretazione di Majors, anche l’elemento paterno del protagonista ha una sua rilevanza e il personaggio di Amara, figlia sordomuta di Adonis e Bianca, aggiunge una matrice di eredità, tenerezza e una considerazione sulla difficoltà di esprimere i propri sentimenti, sull’importanza di sapersi difendere, su una bambina che adora vedere il padre controllare il ring.

“Creed III” eccessivamente lungo e didascalico

Creed III

“Creed III” delude forse in alcune scelte che appaiono particolarmente frettolose e inserite per aumentare una verosimiglianza, con però scarso successo. Nell’intento forse di una risoluzione e di un lieto fine che non scontenti nessuno dei personaggi. Forse la ricerca di una parte più psicologica e più interessata ai rapporti interpersonali e a difficoltà da superare, che è ben resa in alcuni punti, non ha alcun senso in altri. Sarebbe così stato meglio optare per non inserirla affatto, evitando così stonature, insieme ad accordi, che tra dialoghi e ammissione di colpe, risultando didascalici, non arricchiscono la trama né offrono una vera conclusione a quei problemi che hanno dato vita all’intero film e allo scontro. Mentre il parallelismo e l’analoga rinuncia forzata ai propri sogni, che lega Bianca e Dame, sorprende in certi momenti, creando un’evoluzione ben espressa e che racconta qualcosa di nuovo, altri momenti potevano essere benissimo superati.

Anche il minutaggio pecca di sequenze utili alla narrazione e altre che lasciano piuttosto perplessi. Nulla da dire invece sulle scene più d’azione e di combattimento: spettacolari avvincenti e dinamiche, e che acquistano un certo pathos e un’emozione partecipativa sin dai primi istanti, in particolare dall’entrata dei due pugili nell’arena dove una folla incontenibile aspetta solo di vederli sfidarsi. Un vero e proprio show per una Los Angeles che sembra davvero interessata solo a questo sport e che fa dei loro campioni delle star, futuri Re della boxe. Se il debutto di Michael B. Jordan nel complesso è un prodotto godibile, dal punto di vista più personale e di conflitto riesce solo nella creazione di un buon antagonista, differenziandosi dai primi due capitoli, mentre nel resto, così come nello scontro non fisico tra Adonis e Damian, il dialogo non sussiste e con 10 battute i due personaggi fondamentalmente non si dicono nulla.

Trailer

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